29, Marzo, 2024

Castelnuovese, nominati i curatori fallimentari. Cinquanta i dipendenti, Cisl: “Si apre per loro una pagina difficile”

Articoli correlati

In Vetrina

Più lette

In Vetrina

La cooperativa valdarnese dell’edilizia ha registrato, fra il 2015 e il 2016, un crollo pari al 65% del fatturato: per i giudici del Tribunale non c’erano le condizioni per saldare i debiti. Da qui la decisione di respingere la proposta di concordato e aprire la procedura del fallimento. Ma per i dipendenti la cassa integrazione finisce a giugno, e non ci sono altri rinnovi: finiranno in disoccupazione

Ci sono già due curatori fallimentari, per la Società Cooperativa La Castelnuovese: li ha nominati ieri il giudice del Tribunale che ha deciso di respingere la proposta di concordato preventivo, avviando automaticamente l'iter per il fallimento. Sono due avvocati di Roma, Leozappa e Lener, e a loro spetterà il compito di gestire questa fase, l'ultima della vita di questa cooperativa fondata nel 1956. 

Il fallimento apre però spiragli bui, per i lavoratori e per i creditori. "I dipendenti, al momento dell'avvio della cassa integrazione, erano 59 – spiega Gilberto Pittarello, della Filca Cisl di Arezzo – nel frattempo qualcuno ha ritrovato lavoro usufruendo della mobilità volontaria, ma si tratta di poche persone. Sono ancora una cinquantina coloro che si trovano in cassa integrazione, che però scadrà a fine giugno. Altri rinnovi non sono possibili, e così i lavoratori finiranno, da luglio, in disoccupazione. Questo significa che per i primi due mesi potranno avere il 75% della paga, con un massimale di 1300 euro, ma la cifra scenderà in fretta. Alla fine dei due anni di disoccupazione, si attesterà intorno ai 500 euro lordi, pochi per mantenere una famiglia".

"E non dimentichiamo – aggiunge Pittarello – che si tratta per la maggior parte di operai, oltre a tecnici e amministrativi, ma che hanno più di cinquanta anni e grande difficoltà a reinserisi in un settore, quello dell'edilizia, che registra una crisi perdurante". 

Sull'altro versante, c'è il problema dei creditori, alcune aziende anche del territorio che lavoravano nell'indotto. Anche se in realtà la maggior parte del debito de La Castelnuovese, che sarebbe di circa 40 milioni di euro, è per la maggior parte nei confronti del sistema del credito. 

Il tracollo della società che ha anche terminato la costruzione del Ponte Leonardo e della Variante alla Sr69, è storia recente. "Tra il 2015 e il 2016 c'è stato un crollo del fatturato intorno al 65%", spiegano dalla Cisl. Sono gli anni che hanno seguito il caso Banca Etruria, che ha toccato da vicino anche la Cooperativa valdarnese: anni in cui, probabilmente per riflesso, in Castelnuovese le commesse sono scese vertiginosamente, fino a vedersi cancellare lavori che erano già stati affidati. "Chi ha lavorato in questi anni, c'è da dire, ha continuato a riscuotere lo stipendio regolarmente, ma ora evidentemente non c'erano più le condizioni: il fatto che il Tribunale abbia respinto immediatamente la proposta di concordato penso che lo renda evidente", conclude Pittarello. 

Ora il compito dei due curatori sarà di guidare la fase fallimentare. In ballo, oltre ai debiti, ci sono comunque anche partecipazioni societarie che ancora hanno un valore: come quelle in Sei Toscana e in Csa Impianti, attraverso la partecipata STA, Società Toscana Ambiente. 

 

Glenda Venturini
Glenda Venturini
Capo redattore

Articoli correlati