La mossa dei sindacati, per chiedere che il Governo intervenga consentendo così più tempo per il confronto e aprire la strada a una reindustrializzazione del sito. La proposta di Decreto presentata a Firenze dai segretari provinciale di Fim, Fiom e Uilm: e domani l’incontro al Mise
Un decreto 'salva-lavoratori', pensato per la Bekaert di Figline ma esportabile anche in altri casi simili, quando l'azienda delocalizza all'estero e non concede tempo a trattative di alcun tipo. È questo in sostanza il messaggio contenuto nella proposta (tre articoli in tutto) che hanno presentato questa mattina i segretari provinciali di Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm Uil a Firenze, Alessandro Beccastrini, Daniele Calosi e Davide Materazzi: una iniziativa inedita in questi termini.
Una proposta che sarà presentata domani al Mise, e al Ministro Luigi Di Maio, in occasione di un altro tavolo considerato cruciale in questa vertenza, mentre il conto alla rovescia continua ai cancelli dello stabilimento figlinese. Per i sindacati, l'essenziale è guadagnare tempo: solo così è possibile tastare il terreno e verificare le eventuali ipotesi di reindustrializzazione del sito produttivo, cosa impossibile invece in poco più di un mese, il tempo che rimane a Figline.
Nel testo della proposta che Fim Fiom e Uilm presenteranno al Ministro, infatti, si chiede il "Ripristino della causale per Cassa integrazione straordinaria 'Crisi per cessazione, anche parziale, di attività' con durata 12 mesi e decorrenza dal 1 agosto 2018", una causale soppressa con il Jobs Act. Questo infatti, fanno notare i sindacati, "consentirebbe di avere il tempo per gestire la crisi, evitare i licenziamenti tout court e favorire un confronto tra le parti che porti ad una reindustrializzazione del sito e una gestione del personale".
Altro punto della proposta, "prevedere tramite Decreto che, in caso l'azienda durante la procedura non voglia intraprendere una trattativa con le organizzazioni sindacali e le Rsu, il Ministero allo Sviluppo Economico possa sospendere la procedura dal giorno dell'incontro al Ministero, e fino alla fine del dodicesimo mese successivo, e applicare d'ufficio la Cassa integrazione guadagni straordinaria (Cigs) per Crisi, per dodici mesi".
Infine, ultimo punto, "Nei casi di cessazione di attivià, anche parziale, per delocalizzazione la Legge dovrebbe obbligare le aziende a preavvisare le organizzazioni sindacali e le Rsu almeno 12 mesi prima, come previsto anche in altri Paesi europei. Questo permetterebbe un tempo maggiore per reindustrializzare e per gestire il personale".
Decisi a portare avanti la loro proposta, i sindacati: "In un Paese che ha visto fare decreti in una notte per salvare le Banche o decreti per consentire ai capitali frutto dell’evasione fiscale di rientrare in Italia, è arrivato il momento di fare un decreto salva-lavoratori, un decreto che salvaguardi chi per vivere deve lavorare. Se ciò non avverrà ci sarà, allora, una responsabilità politica del Governo ma anche di tutte le forze politiche che non sosterranno tale proposta. Noi vogliamo fare una trattativa e per farla ci vuole tempo, l’arroganza di Bekaert non vuole concedercelo, allora che sia il Governo a imporglielo. È una questione di dignità", hanno detto i tre segretari.
I sindacati hanno specificato che circa la proposta di decreto, le coperture finanziarie sussistono, perché le aziende sopra 15 dipendenti trattengono dalla busta paga a tutti i dipendenti il contributo Cigs pari allo 0,30% che poi viene versato all'Inps e che serve ad alimentare da molte decine di anni la Cigs stessa. Inoltre, nella previsione che sia il Mise a concedere l'ammortizzatore, come previsto al punto 2, potrebbe essere semplicemente adeguata la dotazione del fondo previsto dall'art. 4 del Decreto del Ministero del Lavoro n° 95075.