La proposta di Lorenzo Cosimi, della Segreteria Regionale PCI Toscana
Anche il PCI della Toscana interviene in merito alla vertenza Bekaert, per la quale il tempo per fermare i licenziamenti sta per scadere. A parlare è Lorenzo Cosimi, della Segreteria regionale del partito: "La deindustrializzazione della Toscana in vari settori strategici è sotto gli occhi di tutti. Esemplare, nel senso negativo del termine, è la vicenda dello stabilimento Bekaert di Figline. In oltre trenta mesi di vertenza l'azienda e gli attori istituzionali non hanno portato alcun piano di reindustrializzazione sul tavolo delle trattative".
"L'unico piano presentato ufficialmente – ricorda Cosimi – è stato quello di una cooperativa creata appositamente da un gruppo di lavoratori, che di fatto non è stato preso in considerazione. La multinazionale olandese Bekaert, che ha chiuso la fabbrica di Figline per delocalizzare la produzione in Romania (dove il costo del lavoro sarebbe 1/6 di quello italiano), ha comunicato che non intende avvalersi più della cassa integrazione Covid e di voler procedere con i licenziamenti, perché non vede prospettive di reindustrializzazione. In realtà per scongiurare ogni possibilità di concorrenza", sostiene Cosimi.
"L'unica soluzione alternativa alla chiusura definitiva dello stabilimento e che permetta la riassunzione dei più di cento dipendenti rimasti – sostiene il PCI – è un intervento industriale pubblico, statale e/o regionale, che inserisca la produzione dello 'steel cord' nell'ambito di una filiera dell'acciaio regionale e nazionale, pubblica e integrata. Il Presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani e la sua Giunta devono passare, anche su questo, dalle parole ai fatti".
"La produzione dell'acciaio – conclude la nota – va difesa come ambito essenziale per la sovranità dell'Italia. Solo un'acquisizione e gestione pubblica e democratica degli impianti produttivi, che veda la partecipazione attiva delle rappresentanze dei lavoratori, può garantire benefici economici alla collettività, la difesa e l'incremento dei posti di lavoro, il risanamento ambientale e la riconversione ecologica della produzione".