23, Novembre, 2024

Renacci: un viaggio nel tempo attraverso arte, storia e tradizione

Articoli correlati

In Vetrina

Più lette

In Vetrina

A tre chilometri da San Giovanni Valdarno, in direzione Castelfranco di Sopra, s’ inerpica sulla sinistra una strada sterrata che porta alla collina sabbiosa di Renacci. Un luogo di straordinaria bellezza e significato storico è la Chiesa di Renacci e la sua circostante tenuta, appartenente alla famiglia Corsini. Questo gioiello architettonico racconta storie di fede, cultura e tradizione che si intrecciano con le vicende della regione.

Come testimoniato da E.Repetti in Dizionario geografico fisico storico della Toscana, il nome “Renacci” sembra derivare dalle caratteristiche del terreno, in particolare dalla presenza di argilla friabile.

Porta il nome di Renaccio una vasta fattoria con 56 poderi e villa signorile situata alla destra dell’Arno lungo la strada provinciale Valdarnese, nell’altipiano di umili colline sabbiose, donde ebbe il vocabolo di Renaccio o Renazzo.

La maggior parte delle memorie di Renacci, insieme allo studio dei documenti storici, sono state collezionate da Giorgio Martellini, nel suo libro Renacci:un’oasi di verde e di pace. Tramite il suo lavoro, è possibile inquadrare Renacci e la sua storia.

Un’architettura che trasuda storia. La Chiesa di Renacci, risalente al XVII secolo, si erge maestosa su un poggio tra il Borro Renacciola e il corso dell’Arno. Questo edificio di culto, caratterizzato da uno stile architettonico barocco locale, è un perfetto esempio di come l’arte e la religione si fondono per creare qualcosa di unico. Ha pareti rivestite di intonaco dipinto e ornate da finte finestre che si ergono nel panorama naturale circostante.

La chiesa di Renacci, dedicata a San Silvestro, ha subito notevoli cambiamenti strutturali nel corso dei secoli, tanto da essere seriamente compromessa dall’incuria e dal trascorrere del tempo, rischiando addirittura la completa rovina. Nel 1670, i Rinuccini ottennero l’autorizzazione a costruire un oratorio pubblico nei pressi della loro villa, partendo praticamente da zero. L’edificio fu eretto accanto all’antica chiesa e fu completato nel 1676. Nel 1678, ottenne il riconoscimento ufficiale di chiesa, sancendo così la sua trasformazione da oratorio a luogo di culto.

Un legame con il passato: La storia di Renacci è strettamente legata alle famiglie che ne sono state proprietarie nel corso dei secoli. Originariamente appartenente ai Rinuccini, la tenuta passò successivamente ai Corsini nel 1834 attraverso il matrimonio di Eleonora Rinuccini, ultima erede della famiglia, con Neri Corsini. Questo legame con le famiglie nobiliari della Toscana aggiunge un fascino ulteriore al luogo, evidenziando le relazioni sociali e culturali che caratterizzavano la regione.

L’eredità dei principi Corsini: Oltre alla chiesa, la tenuta di Renacci comprende una villa settecentesca e una fattoria, entrambe appartenute ai Principi Corsini. Questa famiglia ha contribuito in modo significativo alla conservazione e allo sviluppo del luogo nel corso dei secoli. L’architettura elegante della villa e la sua posizione panoramica riflettono lo stile di vita agiato di chi vi risiedeva, mentre la fattoria testimonia il legame profondo con la terra e la tradizione agricola.

Dalla storia antica alle vicende recenti: Renacci ha attraversato epoche di cambiamenti e turbolenze, compresa la Prima Guerra Mondiale. Durante questo periodo, la tenuta ha offerto rifugio a prigionieri di guerra e profughi, testimoniando la resilienza della comunità di fronte alle avversità.

Come sottolinea Martellini:” La Chiesa di Renacci e la sua tenuta rappresentano un patrimonio culturale prezioso che merita di essere preservato e condiviso con le generazioni future. Attraverso le sue architetture, le tradizioni e la storia, questo luogo ci offre una finestra unica sulla vita e la spiritualità.” Per godere delle bellezze di Renacci basta passeggiare. La cima della collina apre il passaggio al viale che collega la Chiesa alla tenuta Corsini dove storia, architettura, spiritualità e arte si incontrano.

Articoli correlati