16, Novembre, 2024

Figline Incisa e Castelfranco Pian di Scò: dieci anni dal comune unico

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Sono ormai passati dieci anni dalla fusione dei comuni di Figline e Incisa Valdarno e di Castelfranco Pian di Scò. Proprio dal 1 gennaio 2014 i due neo comuni unici sono stati istituiti, dopo lunghi dibattiti, una complessa e delicata “battaglia” fra i due Comitati per il SI e per il NO e un referendum popolare. Nel 2024 cade il decimo anniversario della loro istituzione, ma ripercorriamo le vicende fondamentali che hanno segnato questo passaggio.

La storia del comune unico in Italia è legata alle trasformazioni che il sistema amministrativo italiano ha subito nel corso degli anni. Prima di tutto, il concetto di “comune unico” si riferisce alla fusione di più comuni in un’unica entità amministrativa, per ottimizzare le risorse, migliorare i servizi pubblici e promuovere lo sviluppo territoriale. Questa riorganizzazione investì molte realtà italiane, sopratutto quelle con bassa densità di popolazione, come nel caso del Valdarno. Tuttavia, l’attuazione la realizzazione effettiva dei comuni unici non è sempre stata facile e priva di critiche e resistenze da parte delle comunità locali, mosse dalla paura della perdita di identità locale e di autonomia.

Anche nel territorio valdarnese la “questione dei comuni unici” andò avanti per molto tempo e fu oggetto di numerosissimi dibattuti portati avanti sin dall’inizio del 2012. Alla fine sono state istituite ben due “unione dei comuni”: Figline con Incisa Valdarno e Castelfranco con Pian di Scò. La prima tappa, però, per rendere tale realtà possibile è stata l’approvazione delle leggi di fusione da parte del Consiglio regionale nel settembre 2012, che dava il via anche al referendum dell’aprile successivo in cui i cittadini avrebbero potuto esprimersi, mediante voto, direttamente sulla questione. Da questo momento, si costituirono i Comitati per il SI e per il NO, che si confrontarono a lungo sulla questione, anche in maniera appassionata. Le due parti in causa portarono avanti delle lunghe campagne e, in sintesi, le due diverse opinioni si possono così riassumere: il Comitato per il SI riteneva che la fusione avrebbe portato più soldi, meno costi e nuove opportunità per i Comuni coinvolti; mentre dall’altra parte si sosteneva che i vantaggi sarebbero stati irrisori e che si sarebbe perduto il senso di comunità, aumentando invece quello di marginalità dei paesi e delle frazioni.

Si arrivò così al referendum popolare del 21 e 22 aprile 2013, nel quale gli abitanti dei quattro comuni coinvolti (Figline, Incisa, Castelfranco e Pian di Scò) votarono Si o No alla fusione. Ovviamente prevalse il Si, ma vediamo in quali percentuali. Per quanto riguarda il comune unico di Figline Incisa Valdarno: a Figline il 70.05% degli abitanti (4151 voti) si è espresso per il SI, di contro al 29.46% (1734 voti) per il NO; a Incisa il 71.55 % (1363 voti) si espresse per il Si e il 28.45% per il NO (542 voti). L’affluenza complessiva fu del 32.31% per un totale di 5939 persone votanti su 18.380. Mentre per quanto riguarda il comune unico di Castelfranco Piandiscò: a Castelfranco il 61.02% votò per il SI e il 39.98% per il NO e a Piandiscò il 52.66% per il SI e il 47.34% per il NO. Nel complesso, quindi, un totale di voti positivi pari a 1867, cioè il 56.59%, con 1432 voti sfavorevoli alla fusione.

Dopo la vittoria del SI, rimasero in carica i quattro sindaci precedenti fino al 31 dicembre 2013: Riccardo Nocentini (Figline), Fabrizio Giovannoni (Incisa), Nazareno Betti (Piandiscò) e Rita Papi (Castelfranco). Le leggi regionali numero 31 e 32 del 18 giugno 2013 istituirono i due comuni unici di Figline e Incisa Valdarno e Castelfranco Pian di Scò, a partire dal primo gennaio 2014. Da questa data fino alle successive elezioni delle primavera 2014, i due neo comuni furono affidati a due commissari prefettizi: Antonio Lucio Garufi per Figline Incisa e Bruna Becherucci per Castelfranco Piandiscò. Il loro mandato terminò, infatti, nel maggio 2014, quando vennero eletti i due nuovi sindaci, Enzo Cacioli a Castelfranco Pian di Scò e Giulia Mugnai a Figline Incisa Valdarno.

Essendo passati dieci anni dalla nascita dei due nuovi comuni valdarnesi, la redazione ha chiesto ai due sindaci di esprimere un loro pensiero su questi primi anni. Il pensiero di Giulia Mugnai attuale Sindaco di Figline e Incisa Valdarno: “Quella del comune unico è stata una scelta di innovazione amministrativa lungimirante perché ha permesso al nostro territorio di crescere e di rilanciarsi anche in periodi nei quali gli enti locali erano soggetti a tagli sostanziosi. I primi anni della fusione sono serviti a fare un’azione importante di spending review, quindi di riduzione delle spese di funzionamento, ottimizzando le risorse e sfruttando le economie di scala. Si sono generati così dei risparmi alla “macchina” per circa un milione e mezzo di euro che sono stati utili per poter agire su due fronti. Da un lato quello del mantenimento dei servizi. Penso, tra gli altri, al servizio degli scuolabus, che ha permesso ai nostri autisti di essere dipendenti direttamente del comune, con la conseguente fidelizzazione dell’utenza e la grande fiducia da parte dei genitori verso i nostri autisti, oppure alla gestione diretta delle manutenzioni scolastiche e stradali, con squadre di operai dedicati a strade, edifici, cimiteri e giardini, quando appunto molti altri comuni hanno dovuto appaltare a ditte esterne. Questo è stato molto importante perché ci ha permesso di rafforzare il sistema di servizi, aumentandone al tempo stesso la qualità”.

Continua in merito Giulia Mugnai: “È stato possibile, grazie alla razionalizzazione della spesa di funzionamento interno all’ente, lavorare per mantenere o introdurre ex novo servizi che prima non c’erano e che invece adesso ci sono: come a quelli a corollario della scuola o il mantenimento di alcuni servizi senza gravare troppo sulle famiglie. Sono state per esempio allargate le fasce isee, aumentandone il numero, per garantire più equità ma accrescendo anche la compartecipazione del comune. Questo ha voluto dire ogni anno investire tante risorse del contributo da fusione per il contenimento delle aliquote, per tenere più bassa l’Irpef (sono stati investiti 700 mila euro all’anno per ridurre di due punti l’Irpef e tenerla allo 0,6, oltre a 150 mila all’anno per le altre aliquote), per sostenere di più i servizi scolastici e quelli sociali per anziani e disabilità in maniera che gli aumenti di costo progressivi andassero in carico al comune stesso. Sono stati circa 300 mila euro all’anno indirizzati alla maggiore compartecipazione del comune per tenere più basse le tariffe per i servizi scolastici e sociali evitando di gravare sulle famiglie. L’altro fronte su cui si è potuto lavorare molto grazie al contributo da fusione sono stati gli investimenti. I nostri ex comuni non avrebbero mai potuto avere un livello di investimenti come quello raggiunto grazie alla fusione. A partire dal completamento della variantina come opera di viabilità, per arrivare agli investimenti fatti sul patrimonio pubblico e alla grande opera di messa in sicurezza delle scuole”.

Per quanto concerne l’ apparato scolastico frutto dell’unione dei comuni, il sindaco Mugnai spiega: “I 16 plessi scolastici hanno avuto tutti interventi di messa in sicurezza, efficientamento energetico e ammodernamento delle strutture, finalmente idonee alle necessità attuali. Sono stati investiti 15 milioni in 10 anni sulle scuole. Ma, parlando di opere pubbliche, ci sono da aggiungere un milione per Piazza Marsilio Ficino e centro storico tra riqualificazione dei corsi, nuova illuminazione, arredi; 200 mila euro per la nuova piazza Auzzi a Incisa; 800 mila euro per parcheggio, campo sintetico e riqualificazione di via Olimpia a Incisa; 5,4 milioni per la nuova piscina a Figline. Nonostante la fusione e la razionalizzazione delle spese, al tempo stesso però si è deciso di non centralizzare i luoghi pubblici e i presidi sociali che anzi si sono moltiplicati e sono stati lasciati diffusi sul territorio. Si è scelto di non accorpare scuole, o di eliminare municipi o di ridurre i servizi. Anzi, tutto il lavoro fatto in maniera strategica è servito per dare più servizi. Abbiamo un nido nuovo allo Stecco dove prima ce n’erano due più piccoli e con strutture molto meno adeguate. Abbiamo due biblioteche: una nuova già realizzata a Incisa e una che arriverà a breve a Figline con i lavori sulle ex scuole Lambruschini. Non solo sono rimaste due le biblioteche, ma ne abbiamo ampliato molto l’orario di apertura, con l’orario continuato e l’apertura del sabato. Sui luoghi della cultura si è investito molto: abbiamo un teatro che è gestito in maniera diretta dal Comune e con una stagione di prosa e concertistica storicamente molto importante. È stato addirittura rafforzato con un’offerta ancora maggiore, col “fuori scena”, la stagione per i bambini e i ragazzi, la rassegna “Alchimie teatrali”, una serie di attività ulteriori”.

“Invece di sopravvivere o vivacchiare e basta, abbiamo così potuto vivere bene e crescere addirittura, offrendo più servizi e maggiore forza alla comunità. Abbiamo rafforzato i servizi sulla disabilità, aumentato i contributi per l’associazionismo, per rafforzare il tessuto e la rete relazionale, ma anche garantito che presidi culturali e sociali e scolastici restassero diffusi su tutta la città- conclude il sindaco Mugnai– Abbiamo cercato di far crescere la città stessa quartiere per quartiere, cercando anche di valorizzare le frazioni. Con un territorio esteso di 100 km quadrati e 12 frazioni c’era il rischio concreto, infatti, di far sentire quei territori più periferici e lontani dai servizi e dal centro. Invece, grazie anche al lavoro svolto dalla Consulta delle frazioni e con interventi specifici, è stato possibile far sentire le frazioni parte integrante della comunità. Ovviamente si può ancora fare tanto per una identità comune e condivisa del nuovo comune, rafforzare ancora di più il rapporto tra frazioni e città. Ma c’è adesso una solida base di partenza e ci sono quartieri che sono rimasti attivi, vivi e vivaci grazie ai lavori fatti in questi anni sui servizi e sulla coesione sociale”.

In merito al comune unico, interviene anche l’attuale sindaco di Castelfranco Pian di Scò Enzo Cacioli: “Un vero bilancio per il comune unico si potrà tirare a distanza di più anni. Questi sono stati i primi dieci anni di vita del comune unico, in cui si è provveduto ad assestare tutto quello che ha a che vedere con il carattere strutturale, i regolamenti, il funzionamento degli uffici, le sinergie con le associazioni e le Proloco, e siamo arrivati anche all’approvazione del nuovo Piano strutturale e operativo. Questa è una fase importante, un processo che inizia e che quindi si completa progressivamente nel tempo. E questo si può dire anche per la mentalità del cittadino: se in un primo momento emergono magari i campanilismi, le fazioni fra chi pensa che ci abbiamo rimesso o guadagnato, con il passare del tempo invece si matura una visione d’insieme sia da parte dei cittadini stessi che di chi si impegna a livello istituzionale. Il comune unico ci ha offerto la possibilità di rapportarsi ad un livello più ampio, unitariamente”.

Sui vantaggi di tipo economico e finanziario, Cacioli spiega: “Per cinque anni grazie al Comune unico abbiamo ricevuto 500 mila euro della Regione, e siamo arrivati ad 1 milione di euro dello Stato, con i contributi che sono stati estesi per ulteriori cinque anni. Questo ha permesso una serie di realizzazioni che non sarebbero state nemmeno pensabili, senza questi fondi”. E cosa sarebbe invece successo se i due comuni non si fossero fusi? “Avrebbero sicuramente avuto maggiori difficoltà e forti problematiche nel gestire le necessarie spese su infrastrutture, assetto idrogeologico, scuole ma soprattutto direi nel sociale, che ha visto aumentare notevolmente negli ultimi anni l’impatto sui bilanci dei comuni visto l’invecchiamento della popolazione e le sempre maggiori situazioni di criticità. Per i due comuni di Pian di Scò e di Castelfranco, se fossero rimasti divisi, questo avrebbe significato grosse difficoltà”.

Alcune foto sono state riprese dal sito Figline Incisa Informa

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