I Revue non sono solo una band emergente: sono cinque ragazzi del Valdarno che stanno portando la loro musica oltre confini, geografici e di genere. Il gruppo è composto da Giovanni Laschi (voce), Pietro Morgione (chitarra solista), Filippo Migliorini (basso), Lorenzo Camaiani (batteria) e Lorenzo Del Bravo (chitarra ritmica). Uniti da una passione condivisa e da un’amicizia nata quasi per caso, stanno conquistando pubblico e palchi in Italia e all’estero con il loro rock alternativo dalle mille sfumature.
Li abbiamo incontrati per farci raccontare la loro storia. Tutto è iniziato in modo piuttosto spontaneo ⬇️
Da quanto tempo suonate insieme?
“Con questa formazione da due anni e mezzo. Ci siamo formati ufficialmente a febbraio 2021. All’inizio dovevamo essere solo in due a fare cover per strada, roba leggera, più che altro per divertirci. – Poi abbiamo pensato: perché non fare sul serio? E da lì è partito tutto fino ad arrivare a questa formazione.”
E il vostro genere? Come lo definireste?
“Difficile a dirsi. Sicuramente la base è il rock. Siamo partiti dall’indie rock, gli Arctic Monkeys sono stati fondamentali. Poi siamo cresciuti, e con noi anche i gusti musicali. Gli Strokes sono un’altra influenza fortissima, tant’è che abbiamo tutti la loro maglietta — e non ci eravamo nemmeno messi d’accordo per comprarla!”
”Poi abbiamo iniziato a sperimentare. Alcune sonorità sono vicine allo shoegaze, non proprio puro, ma ci piace quel muro di suono che creano i pedali. Però abbiamo anche influenze pop. Giovanni, per esempio, porta sempre un’impronta melodica più pulita, che rende il nostro sound più vario.”
Alternative rock, quindi?
”Esatto. Un rock moderno, contaminato, che non vuole incasellarsi in un genere unico. Personalizzato, diciamo. Anche il nome Revue nasce con questa idea di varietà, di visione ampia.”
Prima avete parlato di “iniziare a farlo sul serio”. Cosa ha segnato il passaggio?
“L’ingresso di Lorenzo Camaiani e Lorenzo Del Bravo è stato fondamentale. Da lì abbiamo iniziato a lavorare davvero: prove regolari, scrittura, arrangiamenti. È diventata una priorità. Poi ci sono state le prime occasioni grosse che ci hanno dato la spinta.”
Come l’apertura del concerto di Vasco Rossi all’Olimpico di Torino?. Com’è stato?
“Anche quello è stato assurdo. Un palco gigantesco, una folla immensa: 40.000 persone, tutte lì. Per una band come la nostra, che viene da una sala prove in provincia, è stato come un battesimo del fuoco. Siamo saliti con l’adrenalina a mille, ma anche con una voglia matta di spaccare. E alla fine è andata benissimo: pubblico caloroso, tanta gente che ci ha scritto dopo.”
E adesso il Firenze Rocks. Pronti?
”Prontissimi. Anche se ancora non ci sembra vero. È un palco storico, soprattutto per chi come noi è toscano. E poi nella stessa serata ci sono i Green Day, che sono stati fondamentali per la nostra formazione musicale. Cioè, abbiamo iniziato a suonare ascoltando i loro dischi. Pietro sogna da sempre di incontrare Billy Joe.”
Negli ultimi mesi siete stati anche in Asia. Che esperienza è stata?
“Molto intensa. Un mese insieme in Cina e Giappone, a stretto contatto, ha rafforzato tantissimo il nostro legame. È stato faticoso, certo, ma proprio per questo ci ha uniti. Quando sei sotto lo stesso tetto con le stesse persone per così tanto tempo, o ti scanni o diventi una famiglia. E noi siamo diventati una famiglia.”
Com’è stato suonare là?
“Diverso. Il pubblico reagisce in modo molto più contenuto, ascolta con attenzione. La cultura musicale è molto rispettosa, e c’è tanta curiosità per le novità. Poi siamo stati anche a Dublino, che per noi è un po’ la patria del rock. Lì c’è proprio un senso patriottico della musica, come da noi c’è per il calcio.”
Qual è il vostro obiettivo adesso?
”Portare la nostra musica ovunque. Non vogliamo limitarci all’Italia, anche per questo i nostri testi sono in inglese. Siamo già usciti dai confini nazionali, ma vogliamo farlo sempre di più. Suonare all’estero è stimolante, ti mette a confronto con realtà molto diverse. E ci fa crescere.”
A proposito di crescita: parliamo del vostro ultimo lavoro.
”Il nostro ultimo EP si intitola Stardrops, uscito ad Aprile. È un lavoro che raccoglie quello che siamo diventati, e che vogliamo ancora diventare. Il 30 maggio invece è uscito il nostro ultimo singolo Indiesong ascoltabile su tutte le piattaforme.”