Preoccupazione per le sorti del Castello vengono espresse in una lettera al Ministro dai professori Franco Cardini, Carlo Cresti e Francesco Gurrieri. Un appello a cui si associa anche il comune di Reggello. Intanto, ieri sera a Leccio, la nuova iniziativa del Comitato FPXA ha visto la partecipazione anche dell’onorevole Becattini
Un appello al Ministro Dario Franceschini perché si attivi per la tutela del Castello di Sammezzano, anche in vista della prossima asta prevista per il 24 maggio. Una lettera aperta sottoscritta da tre prestigiosi professori dell'Università per gli studi di Firenze: Franco Cardini, Carlo Cresti e Francesco Gurrieri. Richieste a cui si associa anche l’Amministrazione comunale di Reggello.
"Il Castello di Sammezzano, in Toscana è un esempio assolutamente unico di “eclettismo” – scrivono i tre professori – caratterizzato da un'architettura e da un impianto decorativo di tipo moresco, che ne fa un unicum della cultura artistica “orientalizzante”. Il Castello di Sammezzano e il suo parco possono essere considerati davvero l'esempio più importante di “orientalismo artisico” in Italia. Architettura, scultura e decorazione sono organicamente concepite e realizzate con grande attenzione".
"Una testimonianza da salvare dal degrado in cui versa da troppi anni e da valorizzare in modo adeguato", sottolineano i docenti nella lettera a Franceschini. Che poi ricordano anche la storia del Castello: "Fu tra il 1853 e il 1889 che Ferdinando Panciatichi Ximenes D'Aragona, con ininterrotti lavori, dette al Castello la singolare redazione che ancor oggi conserva. Vani sono stati i tentativi di risolvere il problema fin qua, per toglierlo dall'abbandono. Peraltro, sembrerebbe assolutamente giusto che lo Stato italiano valutasse l'opportunità di acquisire questo singolarissimo “bene culturale”, magari destinandolo proprio ad un grande “Centro di studi orientalistici”, oggi così importanti".
Cardini, Cresti e Gurrieri lanciano dunque un appello affinché il Governo ne valuti l'acquisizione pubblica, l'opzione a cui puntano molti dei movimenti spontanei nati intorno alle sorti del Castello di Sammezzano. Una proposta alla quale si unisce anche il comune di Reggello, come afferma il sindaco Cristiano Benucci: "Ttre importanti studiosi si uniscono a noi nella lotta per salvare il Castello di Sammezzano e questo ci riempie di soddisfazione. Anche noi, come Amministrazione ci appelliamo al Ministro Franceschini, perché si avvicina il 24 maggio, data della prossima asta, e la nostra preoccupazione è che anche questa vada deserta ed il futuro di questo meraviglioso edificio sia ancora più incerto. Siamo fiduciosi e speriamo che il Ministro risponda a questa lettera perché un patrimonio artistico di così grande valore non può andare perso".
Quindici milioni di euro a base d'asta e un destino ancora segnato dall'incertezza. Del passato storico, invece, sono molte le informazioni preziose raccolte negli anni, anche dal Comitato dedicato proprio al Marchese Ferdinando Panciatichi Ximenes d'Aragona, che ieri sera ha organizzato un altro incontro dedicato al Castello e alla sua storia. Presente, fra gli altri, l'onorevole Lorenzo Becattini, reggellese, e il presidente del consiglio regionale della Toscana Eugenio Giani.
"L’obiettivo della serata – ricorda oggi Becattini – era raccogliere fondi per il restauro della tomba del Marchese Panciatichi, ma anche far conoscere la sua figura e le particolarità del suo Castello. Proprio per questo è stato bello ascoltare le relazioni di due giovani ragazzi, Giulio Nassi e Caterina Monterisi, che si sono laureati con tesi rispettivamente sulla simbologia del Castello e sulle influenze architettoniche alla base della sua costruzione. In chiusura Eugenio Giani ha raccontato la storia della famiglia Panciatichi e del rapporto fra Firenze e la cultura orientale".
L'onorevole reggellese del Pd ha ricostruito la figura di Ferdinando Panciatichi Ximines d’Aragona, "uomo politico colto e incredibilmente moderno per la sua epoca, Deputato del Regno dal 1865 al 1867. Un liberale di ferrei principi, che dopo meno di due anni in Parlamento non esitò a dimettersi quando la Camera era in procinto di approvare l’asse ecclesiastico del 1867, ovvero il prelievo forzoso dei beni della Chiesa, che lui trovava profondamente ingiusto. Il programma che lo portò in Parlamento contenesse alcuni temi che al tempo erano davvero d’avanguardia, come l’abolizione della pena di morte e del carcere preventivo, la sicurezza in città, il principio della libera chiesa nel libero stato, la necessità di completare l’unità d’Italia. E' stata una serata molto interessante, ma la speranza è che l’interesse crescente per questa costruzione unica e incredibilmente affascinante si trasformi in una soluzione che consenta di salvaguardarlo e renderlo finalmente aperto al pubblico".