Simone Lombardi, IdeaComune, intefviene sull’abbattimento degli alberi.
“Nel tratto di argine sull’Arno che va dal Torrente Cesto a S. Giovanni Valdarno hanno abbattuto centinaia di alberi, tra cui le querce secolari che ombreggiavano la futura ciclopista dell’Arno. Sul territorio di Figline Incisa abbiamo stimato che già erano stati abbattuti 30 ettari di bosco per far spazio al cantiere della terza corsia autostradale. Un bosco non è una piantagione di alberi. Ma la cosa ancora peggiore è che gli alberi non vengono ripiantati neppure. Inondazioni, frane, innalzamento fuori controllo della temperatura, sembra sempre che non siano correlati col disboscamento incontrollato sul nostro territorio”.
“Se c’è necessità di un’opera infrastrutturale si può, e in certi casi, si deve fare ma con consapevolezza di ciò che comporterà per l’ambiente. Prevedendo adeguate opere compensative. Insomma: prima andavamo da Figline a S. Giovanni a piedi o in bici lungo gli argini dell’Arno attraversando un paesaggio meraviglioso (e ombreggiato) “enumerando gli alberi” (per dirla alla C. E. Gadda): una esperienza ricca di una natura in parte addomesticata dall’uomo, sfiorando le paludi della Vela, con le garzette presenti a centinaia per nidificare. Riporto le parole di un’attivista WWF, “La benedetta ANPIL Garzaia di Figline è stata istituita nel 2003 grazie all’azione del gruppo WWF Valdarno e a tre bischeri ventenni idealisti che passavano il tempo a raccogliere info e prove sull’importanza di proteggere quel luogo di nidificazione delle Nitticore e altri uccelli acquatici dal 1996. Una di quei tre bischeri ero io. Vorrei fare come gli struzzi e non vedere con gli occhi consapevoli dove stiamo andando”.
“Adesso il deserto. C’è da fare una cassa d’espansione? Ma che noia danno le querce? Perché abbatterle? Perché nessuno ha detto niente? Riposino in Pace, una preghiera per il futuro del Valdarno”.