23, Novembre, 2024

La professione del podologo oltre il plantare.
Il piede diabetico e gli altri trattamenti spiegati dalla Dottoressa Iolanda Commisso

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La Dottoressa Iolanda Commisso, specializzata in podologia e patologie del piede, svolge la professione da circa dieci anni all’interno del suo studio di San Giovanni Valdarno. Con la sua attività ha portato in questo territorio una disciplina ancora oggi poco conosciuta, ma che sta sempre di più risultando risolutiva per patologie di varia natura che coinvolgono il piede e le sue alterazioni, prima fra tutte il diabete.

Il 14 novembre ricorre la Giornata Mondiale del Diabete e proprio per questa occasione la Dottoressa Commisso ha voluto far chiarezza su alcuni dei principali aspetti della podologia.

Dottoressa, qual è la comune percezione della podologia ad oggi?
E’ importante chiarire che le problematiche che possono interessare il piede sono molteplici e di varia complessità. Generalmente però chi soffre di disturbi di tale natura, nella volontà di risolverli, si rivolge ad uno specialista non idoneo. Questo accade perché la podologia, incentrata esclusivamente nella cura del piede, è una disciplina relativamente giovane, poco conosciuta e resta ancora spesso fuori delle specializzazioni ambulatoriali previste dai sistemi sanitari locali.

Quali sono nello specifico le alterazioni che competono la podologia e dunque a quali pazienti si rivolge?
Come detto sono innumerevoli le alterazioni su cui il podologo può intervenire, da quelle che potremmo definire più lievi poiché meno invalidanti, a quelle più significative come il cosiddetto “piede diabetico”. Causa comune del diabete, ossia di una malattia sistemica che coinvolge la circolazione e la sensibilità – in gergo vasculopatia e neuropatia – questa alterazione si manifesta agendo su unghie e pelle interferendo ad esempio sul processo di cicatrizzazione delle ferite o causandole (ulcere). Prevenire questo tipo di disturbi è fondamentale e a tal proposito il podologo gioca un ruolo fondamentale poiché agisce nella “manutenzione” del piede del paziente diabetico. Esistono tuttavia problematiche anche minori per cui il consulto podologico può evitare derive complesse. Succede ad esempio nei casi di distrofia e onicodistrofia che si manifestano con un ispessimento delle unghie. Un fenomeno questo che non ha età, nel senso che può interessare indistintamente le persone poiché può derivare da vari fattori, dal trauma sportivo, all’uso di scarpe antinfortunistiche, alla somministrazione di particolari farmaci. Con questo è importante ricordare che la podologia è una disciplina specialistica, ma non ha un target di riferimento, vi si possono rivolgere bambini, giovani e persone adulte.

Può farci degli esempi di alterazioni per tipo di paziente?
Certo. Esistono senz’altro delle alterazioni che connotano più un certo tipo di pazienti rispetto ad altri. L’onicocriptosi, ad esempio, meglio conosciuta come “unghia incarnita”, ricorre molto negli adolescenti e ha a che fare con tagli scorretti, traumi e calzature non adeguate. Il trattamento podologico è fondamentale in questi casi e talvolta coadiuvato da quello dermatologico. Nei bambini e anche negli anziani, invece, in cui si possono presentare delle deformità scheletriche del piede, è frequente il ricorso alla ortesi digitale, ossia ai siliconi per le dita.

Come interviene il podologo?
In podologia si interviene prima di tutto a livello curativo e questo significa talvolta andare a correggere anche l’estetica della parte trattata. La rieducazione ungueale che faccio nel mio studio, vale a dire la correzione delle unghie deformate, non deve però essere confusa con quella fatta all’interno di centri estetici. Stesso discorso lo possiamo fare per le callosità (ipercheratosi) che si formano naturalmente in seguito ad appoggi non corretti, deformità ossee o calzature non adeguate. Il trattamento che viene operato in studio non ha niente a che vedere con quello che viene fatto durante una pedicure estetica. 

In ambito terapeutico la podologia da quale branca della medicina è spesso coadiuvata?
Sicuramente con la dermatologia. Ci sono molti trattamenti per cui risulta efficace anche l’intervento di una terapia dermatologica per accelerare alcuni processi di guarigione come nel caso di micosi e onicomicosi. In questi casi, per ottenere risultati maggiori e in tempi più brevi, si lavora in tandem: il dermatologo individua la terapia farmacologica e il podologo interviene nel trattamento ambulatoriale dell’infezione. Esiste collaborazione in tal senso anche per le verruche che generalmente rimandiamo in seguito al dermatologo eventuali approfondimenti clinici se necessari.

Dottoressa, ha ampiamente parlato dei suoi interventi senza però menzionare quello che forse nell’immaginario comune è maggiormente riconducibile al podologo: i plantari. Cosa ci dice a proposito?
Con questa domanda ho la conferma che il plantare è quanto di più comunemente riconducibile alla mia professione, per questo ho preferito spendere qualche parola in più per altri interventi che compongono la vasta gamma di quelli che si possono eseguire. Ad ogni modo, la costruzione di plantari su misura, completamente personalizzati, è una delle operazioni che più caratterizzano quotidianamente il mio lavoro. Il percorso è molto accurato e fatto di più fasi, prima tra tutte la valutazione dell’appoggio e del passo. Solo infatti dopo aver analizzato il comportamento della persona nell’uso del piede si possono fare considerazioni più precise e solo dopo il loro studio si può arrivare alla creazione vera e propria di plantari idonei e funzionali. Il lavoro del podologo è molto delicato e oltre a necessarie competenze tecniche richiede ascolto, attenzione e cura costante del paziente.

 


 

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