La Ferriera del Valdarno compie 150 anni: lo stabilimento nelle sue molteplici vesti e direzioni rappresenta da sempre un punto di riferimento per il Valdarno. Per ripercorrerne la storia alcuni ex dipendenti raccontano alcune vicende relative agli anni passati in Ferriera.
In occasione dei suoi 120 anni fu realizzata una raccolta di immagini provenienti dall’archivio della Ferriera ed altri archivi personali. Nel libro “Ferriera del Valdarno, 1872 – 1992, 120 anni di immagini” la storia viene ricostruita in tre sezioni (alle quali, oggi, se ne aggiungerebbe una quarta): la prima abbraccia il periodo che va dal 1872, anno della costituzione, alla fine della seconda guerra mondiale; la seconda parte con la ricostruzione la prima grande ristrutturazione siderurgica della Finsider: la chiusura dell’acciaieria, soppiantata dai centri siderurgici a ciclo integrale localizzati sul mare e la nascita del reparto meccanica; la terza con l’entrata nel Gruppo Ferdofin, subentrato all’ILVA a metà del 1989; quando è iniziata la razionalizzazione dei flussi produttivi e la automatizzazione delle lavorazioni.
La Ferriera nasce nel 1872 grazie alla scoperta di giacimenti di lignite a Castelnuovo dei Sabbioni; nel 1880 lo Stabilimento viene incorporato nella Società Anonima delle Ferrovie Italiane che nel 1911 affidano alla Società Anonima ILVA il mandato di gestire gli Stabilimenti di loro proprietà; così nel 1918 la Ferriera entra negli stabilimenti della società ILVA Altiformi e Acciaierie d’Italia. Poi la II Guerra Mondiale e con essa il post guerra, quando lo stabilimento è stato ricostruito, riammodernato e ampliato. Nel 1961 L’ILVA diventa Italsider. Vennero modernizzati gli impianti, migliorate le condizioni di lavoro e la prevenzione degli infortuni. Negli anni ’80 si gettano le basi di un impianto di siderurgico moderno rendendo la Ferriera uno stabilimento in piena salute. Gli stabilimenti delle Acciaierie di Piombino ( dove l’Italsider fu incorporata) formano la Deltasider, poi Deltavaldarno. Successivamente lo stabilimento fu ceduto al gruppo privato Ferdofin e prende il nome di Ferriera del Valdarno. Nel 1993 La Ferriera del Valdarno viene divisa in due parti distinte: la sezione laminatoi va alla siderurgia Ferrero mentre la sezione meccanica rimane a quella che oggi è Duferco. Nel 2003 I laminatoi vengono ceduti a AFV Beltrame Group mentre il settore meccanica rimane alla Duferco; 10 anni dopo, dopo un periodo di contesa sindacale i lavori ripartono a pieno ritmo e un anno fa 2021 è stato inaugurato il nuovo raccordo ferroviario con l’arrivo del prino treno di billette da Vicenza.
Rispetto alle lotte dei lavoratori e i ricordi degli anni trascorsi in Ferriera, Mauro Arrigucci:”Di ricordi ce ne sarebbero tanti. Sono entrato in Ferriera insieme a tanti altri amici all’epoca dell’Italsider quindi abbiamo vissuto tutte le vicessitudini dalla Deltasider, la Deltavaldarno, fino ad arrivare al Gruppo Beltrame. Ci sono stati periodi in cui abbiamo anche sofferto: negli anni 80 per esempio con i primi periodi di crisi e di cassa integrazione; ma grazie anche alla maestranza che hanno avuto a livello dirigenziale, siamo ancora aperti. Il ricordo più bello che ho è quello legato alla ripresa dopo la cassa integrazione e le lotte pe ri nostri diritti.”
A raccontare i momenti più vivi della protesta, del grande sciopero degli anni ’90, è Mauro Miniati:”Quando nei primi anni 90 ci fu la minaccia della vendita a pezzi della Ferriera, ci furono molte proteste da parte di noi lavoratori. Io ho rischiato tanto in quei momenti. Siamo entrati in sciopero e stavamo lì, proprio davanti al cancello della Ferriera. Inizialmente eravamo veramente tanti; ci siamo stati per 13 mesi davanti a quel cancello. In 13 mesi era emerso che tutti erano ovvimente scontenti, ma nessuno si faceva avanti; allora lo feci io: un giorno che non ne potevo più, presi lo striscione e andai in ferrovia a bloccare i treni – a quel punto mi seguirono, con noi venne anche il Sindaco. Poi arrivò un amministratore da Roma. Ad ogni modo, mi avevano pure condannato al carcere, poi le accuse cessarono nel momento in cui riuscii a spiegare che non ero solo, che c’erano con me 300 persone in sciopero. ”
Diversa invece è stata l’esperienza di Marcello Gori:” Sono entrato in Ferriera come operaio, ma dopo pochissimo tempo divenni l’autista del direttore. Un giorno, che stavo lavorando, mi vennero a cercare, sapendo che avevo precedentemente lavorato in Fiat e che me la cavavo con le macchine – per propormi di diventare l’autista. Accettai. Il mio lavoro non aveva orari prestabiliti. Il direttore mandava la segretaria ad avvisarmi e nel giro di poco dovevo essere pronto a partire. Il più delle volte lo portavo ad incontrare i direttori di altri stabilimenti e il viaggio che facevo più frequentemente era San Giovanni – Torino. Gli piacevo perchè andavo veloce e mi riposavo poco; riuscii a instaurare dei bei rapporti. Quando si tornava a casa dovevo controllare tutte le macchine, riparare eventuali danni e stare attento alla loro manutenzione, ma quanto mi sono divertito con quelle macchine e quanti km! Non ho vissuto le lotte sindacali perchè quando avvennero, essendo in età pensionabile, me ne andai.”