23, Luglio, 2024

Ortopedia e traumatologia:
intervista al Dott. Leonardo Cortesi

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Leonardo Cortesi, medico ortopedico, specializzato nella chirurgia protesica e mini-invasiva dell’arto superiore (spalla) e degli arti inferiori (anca e ginocchio). Nel suo percorso di studi ha frequentato reparti di eccellenza per la chirurgia protesica e conservativa come il San Matteo di Pavia, la Fondazione Poliambulanza di Brescia e l’università di Pittsburgh negli Stati Uniti.

Da due anni il Dott. Leonardo Cortesi svolge principalmente la sua attività presso la casa di cura Frate Sole di Figline Valdarno, il San Giuseppe Hospital di Arezzo e la casa di cura Villa Fiorita a Prato. Ci racconta la sua attività.

Dott. Leonardo Cortesi specialista in ortopedia e traumatologia

Con quali pazienti lavora maggiormente?
“Negli ultimi anni l’età media dei pazienti si è progressivamente abbassata. Se prima l’incidenza maggiore veniva registrata su pazienti anziani, adesso la richiesta è più alta nell’età adulta. Ad agevolare questo tipo di trend contribuisce l’uso delle nuove protesi non cementate che per loro natura hanno una sopravvivenza ben oltre i canonici 20/25 anni delle controparti cementate. Restano tuttavia molto praticati gli interventi di chirurgia artroscopica sui pazienti che spesso subiscono traumi durante l’attività sportiva, sia a livello professionistico che amatoriale”.

Come avviene oggi l’impianto di protesi?
Ad essere privilegiate oggi sono appunto le protesi non cementate la cui tecnologia, che ha subito notevoli evoluzioni dai primi anni duemila ad oggi, si basa sulla crescita delle cellule ossee all’interno della struttura protesica. Questa si ancora direttamente all’osso senza richiedere l’uso di collanti (cemento) conferendo alla protesi stessa una facile manutenzione e maggiore durata nel tempo – generalmente il paziente non deve sottoporsi ad un altro intervento a distanza di anni – oltre a consentire di operare anche su pazienti obesi”.

Come è cambiato l’approccio chirurgico in questi pazienti?
“L’introduzione di protesi non cementate ha cambiato l’approccio chirurgico rispetto all’obesità, una patologia che espone essenzialmente a due rischi, quello infettivologico e la scollatura della protesi stessa. Con i dispositivi non cementati il processo d’integrazione con l’osso fa sì che, nel caso di aumento della massa corporea, non si verifichi la mobilizzazione delle componenti, cosa invece non garantita dalle protesi cementate in cui il cemento tende a diventare più fragile dinanzi alla crescita ponderale del paziente”.

Qual è l’iter che il paziente deve aspettarsi dopo l’intervento di chirurgia protesica?
“La presa incarico del paziente è globale, dopo l’intervento chirurgico infatti intraprende un percorso fisioterapico ad hoc. In questa fase è determinante lavorare in sinergia con i fisioterapisti che seguiranno il paziente nel suo recupero per circa 30 giorni per monitorarne i progressi e velocizzare il ritorno alle attività di vita quotidiana. Una protesi ha tutto il potenziale necessario per consentire al paziente di condurre una vita normalissima”.

Quando si può evitare l’intervento chirurgico?
“Oltre alla chirurgia protesica, a seconda della natura della problematica ortopedica riscontrata nel paziente, si possono anche intraprendere dei percorsi di terapia conservativa. In questo caso l’esecuzione viene fatta generalmente in ambulatorio, senza bisogno di ricovero, attraverso ad esempio iniezioni di acidi ialuronici”. 

 

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