Sulla vertenza Fimer prende posizione, ancora una volta la Uilm Uil. Nell’ottica di continuare a lottare per mantenere i posti di lavoro ritiene necessaria la proroga del contratto di solidarietà.
“Nel Valdarno si sono già persi troppi posti di lavoro. Adesso basta. La UILM si è prefissata l’obiettivo di fare tutto quello che è in nostro potere per percorrere la strada migliore per evitare un ulteriore dramma sociale ed utilizzare a tale scopo tutti gli strumenti più idonei ed utili affinché ciò non accada nuovamente. La ex PowerOne di Terranuova Bracciolini, oggi Fimer, ed i lavoratori che la compongono e che ne sono il cuore e l’anima deve continuare ad essere una realtà importante e di prospettiva industriale, occupazionale, sociale per tutto il Valdarno e per l’intero sistema economico del Paese Italia. Ed per fare ciò la UILM continua ad agire affinché il concordato preventivo vada in porto, onde evitare drammatici scenari che potrebbero portare alla chiusura dell’azienda e rischiare di conseguenza la perdita di ulteriori centinaia e centinaia di posti di lavoro”.
“Affinché il concordato però possa rimanere in piedi, la legge fallimentare richiede 2 condizioni fondamentali: che in questo lungo periodo prima della decisione del Tribunale di accoglimento della proposta di concordato l’azienda non spenda più soldi di quelli che ha a disposizione (di qui l’acquisto di pochi materiali e delle poche ore di lavoro nonostante i moltissimi ordini da evadere, produrre e fatturare); che entro la proroga di 60 giorni concessa dal Tribunale venga asseverato e presentato un piano concordatario di risanamento del debito e rilancio dell’attività industriale attraverso un’ingente immissione di liquidità (ed affinché questo accada è auspicabile che in questi giorni arrivino le offerte vincolanti da parte di quei soggetti interessati ad investire nella Fimer, perché riteniamo, unitariamente, che un’immissione strutturare attraverso una ricapitalizzazione della Società sia un intervento più strutturale e di solidità e garanzia futura rispetto ad una linea di credito o prestito che dovesse essere concesso da un istituto di credito bancario o finanziario che sia)”.
“Ovvio che come UILM vorremmo che i lavoratori possano essere tutti a lavorare al 100 %, ma per mantenere in piedi l’obiettivo del concordato dobbiamo sottostare alla legge fallimentare. Dunque è un nostro dovere, della UILM, e fino all’ultima assemblea e richiesta unitaria formulata nell’incontro al MiSE anche degli altri sindacati, sottoscrivere quanto prima un ammortizzatore sociale a copertura delle ore di non lavoro onde evitare che l’azienda tenga a casa i lavoratori senza stipendio, e magari per tutto il mese di giugno ma anche per i mesi successivi, visto che anche in caso di concessione del concordato la legge fallimentare ed i principi di equilibrio entrate/uscite che lo regolano sono i medesimi. La Società, ma è molto poco probabile, per non lasciare le persone senza nessuna copertura economica potrebbe anche riconoscere lo stipendio anche per le ore non lavorate o integrare parzialmente lo stipendio, ma ciò ne decreterebbe, sempre secondo la legge fallimentare, la non concessione del concordato e la conseguente dichiarazione di fallimento e, non avendo in corso neppure un ammortizzatore che ne evidenzi la continuità seppur parziale dell’attività industriale, il Curatore potrebbe non subentrare nei rapporti di lavoro e licenziare di fatto l’interezza dei lavoratori”.
“Dunque, la UILM ritiene fermamente che la proroga del Contratto di Solidarietà era ed è estremamente necessaria affinché venga mantenuta in piedi la prospettiva della continuità industriale ed occupazionale attraverso il concordato e darsi il tempo necessario affinché possano arrivare una o più offerta vincolante. Offerte che in caso di fallimento non ci sarebbero, se non attraverso un’asta competitiva e dopo una lunga procedura fallimentare. Il Contratto di Solidarietà, seppur peggiorato dalle ultime modifiche apportate nella Legge di bilancio di dicembre, oltre a garantire una copertura economica per le ore non lavorate, ne stabilisce che nessun lavoratore o lavoratrice possa essere messo a casa senza mai lavorare (la legge prevede che tutti devono lavorare almeno un 10% , ma nell’accordo abbiamo ottenuto invece che la percentuale massima di non lavoro non sia il 90% di legge, ma l’ 80%, di modo da garantire per tutti di lavorare almeno un giorno di media a settimana ed evitare che l’azienda metta qualche lavoratore a casa fisso). Inoltre abbiamo messo un vincolo che, vista la continua uscita di lavoratori, i carichi di lavoro siamo ridistribuiti tra gli altri lavoratori andando a ridurre di fatto le ore di non lavoro e che solo nel caso on cui non vi siano all’interno dell’azienda le competenze necessarie, dopo esame congiunto con la RSU, l’azienda potrà assumere le persone che servono a portare avanti l’attività (vedi ad esempio come è già successo per l’ufficio del personale)”.
“La UILM ritiene dunque che la sottoscrizione della proroga del Contratto di Solidarietà sia assolutamente la sola scelta possibile per: dare copertura economica ai lavoratori, garantire un minimo di rotazione e di lavoro e dunque di stipendio da qui a febbraio 2023, dare il tempo alle offerte vincolanti di arrivare ed essere da noi conosciute al tavolo del MiSE, avere uno strumento che scavalli il mese di giugno (non a caso lo abbiamo pensato con scadenza al 28 febbraio 2023) e che ne possa sottolineare la continuità industriale ed occupazionale anche in caso il Tribunale non conceda il concordato e debba decidere per l’esercizio provvisorio, scongiurare il più possibile una decisione di non subentrare nei rapporti di lavoro in caso non venga concesso il concordato (opzione prevista e suggerita dalla legge fallimentare)”.
La Uilm conclude: “A fronte di tutto ciò la UILM reputa che tutte le scelte unitarie e di sintesi tra le varie sfaccettature e posizioni autonome di ogni sindacato fatte unitariamente fino ad oggi siano state le migliori possibili, e la non unitarietà nella necessità o meno della sottoscrizione di uno strumento a tutela e salvaguardia del salario dei lavoratori e della tenuta del concordato ci indebolirà sicuramente nel proseguo della vertenza”.