29, Marzo, 2024

L’ipotesi innalzamento della Diga di La Penna fa discutere: “no” della vicepresidente del consiglio regionale De Robertis

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Le ipotesi di innalzamento della diga de La Penna, dopo quella di Levane, erano riemerse all’attenzione pubblica nelle scorse settimane, in occasione dell’anniversario dell’alluvione di Firenze. L’interrogazione presentata dalla De Robertis (Pd) chiede di non procedere, e “dare invece piena attuazione alle misure alternative assunte come prioritarie già nel 1999”

Sull'innalzamento della Diga di Levane ci sono già firme, progetti, previsioni di stanziamenti. Un'opera che la Regione in testa ha considerato fin dall'inizio strategica per la messa in sicurezza dell'Arno, confermandolo di recente, in occasione dell'anniversario dell'alluvione di Firenze, insieme con la struttura di missione #Italiasicura del Governo, ne ha confermato il finanziamento per il 2016. 

Sulla Diga di La Penna, invece, finora si è soltanto avanzato ipotesi, mai trasformate in progetti concreti. La Provincia, a suo tempo, aveva studiato per questo invaso una soluzione che permettesse di velocizzarne lo svuotamento. Ma del suo rialzo praticamente non si era mai più parlato: fino a qualche giorno fa, quando la nota della Regione Toscana emessa a seguito della firma degli accordi di programma recitava "l'obiettivo finale sarà raggiunto […] con l'innalzamento della diga de "La Penna" in Valdarno". 

Poche parole che hanno riacceso il dibattito. "Cosa pensa davvero la Regione dell’ipotesi di un intervento di innalzamento della diga de La Penna? Non ritiene che invece sia il caso di studiare altre soluzioni?", chiede oggi in una interrogazione urgente al governatore Rossi, la vicepresidente del Consiglio regionale Lucia De Robertis. La sua interrogazione sarà discussa il prossimo martedì in Consiglio regionale.

“Quel progetto – spiega De Robertis – non rientra nella programmazione del piano stralcio per la sicurezza idraulica dell’Arno, approvato nel 1999: esso è sì citato in quel corposo documento, ma come ipotesi prospettata a suo tempo da Enel, gestore del bacino. Il piano per La Penna, invece, prevede l’adeguamento degli scarichi di fondo diga, per aumentare la capacità di smaltimento delle acque, e la ripulitura del fondo dai sedimenti fangosi”.

Neanche la bozza del nuovo piano generale contro il rischio alluvioni, che andrà a sostituire il piano stralcio del ’99, modifica queste ipotesi progettuali. “Dell’innalzamento della diga – aggiunge la vicepresidente del Consiglio – non si fa menzione nella tabella degli interventi previsti per l’ambito territoriale dell’area metropolitana e del medio Valdarno”. Da qui la domanda: qual è la posizione ufficiale della Regione “su un’opera per cui non risultano decisioni assunte in alcun atto di programmazione fra quelli chiamati dalla legge a disciplinare le modalità di messa in sicurezza dell’Arno e del suo bacino?”.

“L’innalzamento della diga di La Penna – conclude De Robertis – è una soluzione già scartata anche dalla Provincia, a favore di quelle misure che il piano stralcio del 1999 e il nuovo paino generale contro il rischio alluvioni prevedono. L’evoluzione tecnica intervenuta poi, dai tempi della pianificazione, sfociata nello stralcio, inoltre, aiuta certamente a trovare nuove, diverse e meno impattanti risposte al bisogno di sicurezza dal rischio alluvione”.

Glenda Venturini
Glenda Venturini
Capo redattore

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