26, Aprile, 2024

Sicurezza dell’Arno, il punto sui lavori: casse d’espansione entro il 2025. Per il rialzo della diga di Levane mancano i fondi

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In occasione dell’anniversario dell’alluvione del ’66, la Regione Toscana ha fatto il punto sui lavori per la messa in sicurezza del fiume. Vanno avanti in Valdarno gli interventi di realizzazione delle tre casse di espansione

La messa in sicurezza dell'Arno, per la riduzione del rischio di alluvioni a Firenze, passa da alcuni interventi a monte della città, in particolare quelli in Valdarno. A fare il punto della situazione dei lavori è stata la Regione Toscana, in occasione dell'anniversario dell'alluvione del 4 novembre 1966. Alcuni sono in corso di realizzazione, altri in fase di progettazione. I lavori già in corso solo per tutelare l'Arno hanno un valore di oltre 100 mln di euro e sono stati ri-avviati dal 2012, quando la Regione ha ripreso la competenza sulle misure per l'accelerazione della realizzazione degli interventi strategici, e stanno procedendo per stralci funzionali, cioè lotti funzionanti anche prima del completamento dell'intero intervento.

Le casse di espansione.
L'intervento più rilevante riguarda il sistema di laminazione di Figline, primo 'scudo' a tutela del centro urbano di Firenze. Il sistema (con la Regione soggetto attuatore) comprende le casse di espansione di Leccio, Prulli, Pizziconi e Restone, situate nei Comuni di Figline e Incisa Valdarno, Reggello e Rignano sull'Arno.

La volumetria complessiva e la loro capacità di regolazione attraverso paratoie mobili, permetterà di gestire la laminazione di circa 25-30 milioni di metri cubi di acqua, riducendo il rischio idraulico della città di Firenze e dei comuni limitrofi. Nel caso di un evento tipo quello del 1966, il sistema di laminazione di Figline permetterebbe sostanzialmente un abbattimento della portata di acqua in arrivo nel centro storico di Firenze di circa il 10%, minimizzando il rischio idraulico residuo.

I lavori della Cassa Pizziconi saranno ultimati entro luglio 2022, quelli delle casse di Prulli e Leccio entro il 2025, mentre quelli della cassa di Restone entro il 2023.

La Diga di Levane.
Regione ed Enel hanno inoltre stanziato risorse per la progettazione dell'innalzamento della diga di Levane, l'opera però non ha ancora ricevuto le attese risorse statali.

Il rialzo della diga di Levane e quello degli argini a protezione della pianura di Laterina permetterà di invasare ulteriori 9 milioni di metri cubi di acqua rispetto agli attuali, aumentando quindi notevolmente la sicurezza dell'Arno. Sempre in caso di un evento simile a quello del 1966, si stima che l'azione combinata del sistema di laminazione e dell'innalzamento della diga ridurrebbe la portata in arrivo al centro storico di Firenze di circa il 15%.

Anche in tal caso il soggetto attuatore è la Regione, con un costo stimato di circa 25 milioni di euro

“Il ricordo dell’alluvione rimanda a uno dei momenti più drammatici per la Toscana. Nel 1966, l’Arno che allaga Firenze e il suo bacino colpisce la sensibilità dei toscani, degli italiani e di tutto il mondo- ha ricordato il presidente della Regione Eugenio Giani – la memoria degli ‘Angeli del fango’, che arrivano ad aiutarci, è ancora parte della nostra storia e della nostra cultura. Ogni 4 novembre è una buona occasione per pensare all’impegno costante e agli interventi che possono prevenire le alluvioni e permettere una sempre maggiore difesa del suolo”.

“La Toscana – ha detto l’assessore all’ambiente Monia Monni – negli ultimi 10 anni ha investito 100 milioni di euro l'anno per ridurre il rischio idraulico e idrogeologico, in un'epoca in cui i cambiamenti climatici sono evidenti e tangibili. Nei prossimi anni la Regione intende rafforzare questo impegno per la sicurezza dei nostri cittadini e delle aree produttive e per preservare il nostro patrimonio. Lo faremo portando a compimento cantieri e progetti in corso e già finanziati per un totale di oltre 500 milioni, e aggiudicandoci i 534 milioni di interventi già proposti al Ministero, da finanziare con il Recovery Fund e da realizzare entro il 2026. L'impegno sarà tenere insieme sicurezza, valorizzazione ambientale e paesaggistica e fruibilità. Torneremo a guardare i nostri fiumi non come elementi di ansia e preoccupazione, ma come luoghi di bellezza e vivibilità”.

Glenda Venturini
Glenda Venturini
Capo redattore

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