“La compravendita non è ancora saltata, siamo ancora in trattativa: nulla è perduto”, spiega Antonio Calvi, Direttore generale della Casa Salvarani Spa, l’azienda in ballo per l’acquisto della ex Laca. Calvi respinge al mittente le accuse di Salvarani: “Non è vero che i soldi non ci sono, ci abbiamo già messo 450mila euro. E abbiamo pronta una proposta d’acquisto”
"I soldi ci sono, ne abbiamo già spesi 450mila e siamo pronti a presentare la nostra ultima offerta d'acquisto al curatore fallimentare". A parlare, nell'ormai nota vicenda della ex Laca di Santa Barbara, questa volta è Antonio Calvi. Il Direttore generale della Casa Salvarani Spa, la società creata proprio per la compravendita dello stabilimento di Cavriglia, era stato tirato in ballo da Giovanni Salvarani. E a lui si rivolge, rispedendo al mittente ogni accusa.
"Le dichiarazioni di Giovanni Salvarani lasciano il tempo che trovano – è la premessa di Calvi – intanto partiamo dal dire che abbiamo ritenuto quasi obbligatorio effettuare il licenziamento dei dipendenti, essendo finita la fase di due diligence ed avendo ricevuto il provvedimento del giudice che ne certificava la fine della stessa. Però è anche vero che agli stessi dipendenti è stata rilasciata, insieme alla lettera di licenziamento, una ulteriore comunicazione che garantisce la riassunzione qualora l'esito delle trattative con gli organi della procedura dovesse essere positivo".
Una procedura che, assicura Calvi, è tutt'altro che chiusa. "Ad oggi siamo ancora in fase di trattative e, per il momento, nulla è perduto. Domani avremo un incontro fra i nostri professionisti ed il liquidatore giudiziario per consegnare l'ultima e definitiva nostra proposta che prevede un contratto di affitto finalizzato all'acquisto a 30mila euro mensili in conto capitale, con un pagamento di sei canoni anticipati per un totale di 180mila euro, oltre alla garanzia fidejussoria sulla penale, da stabilire, per un eventuale mancato acquisto. Altro che 'soldi non ce ne sono'!".
"Questo è lo stato dei fatti e questa dichiarazione è frutto di cosa vissuta in prima persona, – continua Antonio Calvi – i 'si dice', i 'forse', i 'pensavo', sono solo parole dette da chi sicuramente è fuori dai giochi, oppure politicamente cerca di cavalcare l'onda della solidarietà ai lavoratori che hanno una lettera di licenziamento in mano. Troppo facile!"
"Troppo facile parlare in questi termini senza considerare che la Casa Salvarani Srl ed i suoi soci hanno effettuato già investimenti per 450mila euro, da questi investimenti resta fuori Giovanni Salvarani che partecipa con la figlia Sara nella compagine sociale. Lui non ha mai tirato fuori un euro, li ha solo presi sotto forma di parcella e ha il coraggio di parlare", è la dura conclusione di Antonio Calvi.