Presentato all’Unione Europea e in attesa della risposta, il progetto prevede la tutela e salvaguardia degli habitat a brughiera di alcune specie di uccelli in un’area del Pratomagno pari a 160 ettari. Un piano dettagliato, il primo di questo tipo in Italia
La tutela e salvaguardia degli habitat di alcune specie di uccelli nell’area del Pratomagno è l’obiettivo principale del Progetto Life Granatha “Conservazione dell'avifauna di interesse comunitario nidificante nelle brughiere montane della ZPS Pascoli e cespuglieti montani del Pratomagno”, a cura della cooperativa Dream Italia in collaborazione con l’Unione dei comuni del Pratomagno, l’Università di Torino, la cooperativa BetaDue e la Regione Toscana, presentato all’Unione Europea.
A parlarne sono Tommaso Campedelli per la Dream Italia e Chiara Milanese dell’Unione dei comuni del Pratomagno, la cui giunta ha già approvato il piano. Life, infatti, è il programma finanziato dall’UE a sostegno e protezione della natura, dell’ambiente e del clima in tutto il territorio europeo. È suddiviso in alcune aree tematiche tra cui quella dedicata alla natura e biodiversità, alla quale appartiene il piano per il Pratomagno.
“Il progetto è finalizzato al miglioramento dello stato di conservazione delle popolazioni di alcune specie di uccelli legate agli habitat di brughiera montana che, una volta utilizzati per attività tradizionali, come la produzione di scope, si stanno evolvendo verso l’affermazione del bosco, con l’ingresso di alberi e arbusti, a causa anche dell’abbandono delle zone montane e la conseguente riduzione delle attività tradizionali” – si legge negli obiettivi della proposta – “Questa trasformazione determina la perdita di habitat riproduttivo di alcune specie di uccelli di interesse conservazionistico, oltre alla scomparsa di ambienti d’elezione per la ricerca delle prede”.
Per questi tipi di piani è previsto un valore minimo di un milione di euro: il 60% del contributo proviene dall’Unione Europea, il 40% dal cofinanziamento del beneficiario e dei partner coinvolti. “Per cofinanziamento si intende la forza lavoro, non un contributo diretto in denaro”, sottolinea Chiara Milanese. In questo caso il valore complessivo è stimato in poco meno di un milione e 300mila euro. Uno strumento che ha durata pluriennale, sei anni in questo caso, con un programma dettagliato per le azioni in programma e relativa strutturazione.
“Sono previste una serie di azioni di conservazioni per arrestare, e soprattutto invertire, la tendenza all’evoluzione e trasformazione degli ambienti di brughiera attraverso il ripristino della loro funzionalità ecologica, con la rimozione di alberi e arbusti di invasione. Inoltre creando le condizioni per l’avvio di una filiera locale che attraverso l’utilizzo dell’Erica Scoparia possa garantire una loro gestione continua e duratura grazie alla produzione e commercializzazione di scope e altri utensili”.
“Questi habitat sono costituiti prevalentemente da erica scoparia. Senza il lavoro dell’uomo, questi tipi di terreni sono destinati a scomparire” – ha spiegato Tommaso Campedelli, ornitologo – “L’utilizzo è indispensabile per evitare che diventi tutto bosco e possa compromettere l’esistenza di alcune specie di avifauna composta dalle specie di Magnanina Comune, Averla Piccola, Calandro, Tottavilla, Succiacapre, Albanella Minore, Falco Pecchiaiolo e Biancone”.
Gli interventi saranno suddivisi in tre parti: la prima servirà per riqualificare i 160 ettari interessati dal progetto, in parte del demanio e in parte privati, per una sostanziale ripulitura di base. A seguire ci saranno dei tagli a lotti con interventi differenziati e distribuiti nel tempo, in modo da comportare diversi gradi di sviluppo della brughiera. Infine, si passerà a impostare la filiera, con l’acquisto anche di macchinari e attrezzature, un primo input per chi la prenderà in gestione.
“L’idea, quindi, è quella di ricreare una filiera di produzione delle scope, fascine e altri prodotti derivati dall’erica. Una forma di autosostentamento per la promozione di attività economiche: abbiamo già previsto anche un primo input a livello di mercato per l’acquisto del materiale. Per la gestione di questa attività, poi, sarà predisposto un bando per individuare i destinatari, in vista anche di un possibile risvolto sociale per gli inserimenti lavorativi”, prosegue Campedelli.
Gli interventi interesseranno 160 ettari nelle zone dell’Anciolina, Chiassaia, Faeto, alcune aree private tra Castelfranco e Cocollo, fino al confine con Reggello, in terreni che si trovano tra i 600 e i 700 metri di altitudine. Nel piano presentato all’Unione Europea, la cooperativa beneficiaria ha programmato anche incontri periodici con soggetti che potrebbero essere interessati ad attuare attività simili. Inoltre, è prevista anche la divulgazione del piano con progetti di comunicazione, cartelli lungo i sentieri nelle aree interessate e limitrofe e attività con le scuole.
“Si tratta del primo progetto di questo tipo in Italia, a quanto ci risulta. Qualcosa di simile ha interessato le brughiere dei paesi dell’Europa centrale o settentrionale, ma per il nostro paese si tratta di un progetto pilota”. I soggetti interessati sono in attesa della risposta definitiva dell’Unione Europea, prevista per febbraio o marzo: in caso positivo, il piano potrà partire nel giro di pochi mesi, dato che sarà già esecutivo.