I 550 studenti sono stati salutati dal presidente della Regione Toscana. Le sorelle Andra e Tatiana scampate al campo di sterminio hanno ricevuto il Pegaso d’oro insieme ad altri sopravvissuti
E' partito dal binario 16 della stazione di Santa Maria Novella a Firenze intorno alle 13.00 il Treno della Memoria, a bordo 550 studenti toscani e tra questi 14 dell'Isis Valdarno accompagnati da due insegnanti e dal dirigente scolastico. Sarà un viaggio lento, lungo almeno diciannove ore: da Firenze attraverso gli Appennini verso la pianura padana, quindi il Brennero, l'Austria fino a Kufstein, un pezzo di Germania, ancora l'Austria da Salisburgo verso Vienna, un paio di ore attraverso la repuobblica ceca, nella notte, e poi l'arrivo ad Oswiecim, in Polonia, alle 7.53.
Il presidente della Toscana Enrico Rossi, che li raggiungerà martedì sera a Cracovia, li ha salutati nel corso della cerimonia per la consegna del Pegaso d'oro ai testimoni delle persecuzioni e dello sterminio.
"Quando settanta e più anni fa Auschwitz e gli altri campi di sterminio nazisti sono stati aperti, – sottolinea Rossi – tutt'attorno c'erano villaggi, come oggi. Si vedevano il fumo e i treni carichi di persone arrivare, si sentiva l'odore della carne bruciata. C'era il fumo e la gente sapeva. O sospettava. Come potevano sopportare? Perché non hanno reagito, vi chiederete. Hanno semplicemente voltato gli occhi dalla parte opposta. L'indifferenza è un male e il treno della memoria toscano vuole essere un antidoto anche per questa piaga. I testimoni sopravvissuti a quell'orrore – dice ancora Rossi – vi aiuteranno: a capire, a porvi quantomeno domande. E tornerete diversi da come siete partiti".
Lo confermano e lo ripetono ogni volta, a chi glielo chiede, anche Andra e Tatiana, le due sorelline scampate a Birkenau e agli esperimenti del dottor Mengele: loro che di viaggi della memoria con la Toscana ne hanno già fatti nove ed altri con altre regioni. Tatiana farà il viaggio con gli studenti, Andra li attenderà in Polonia.
"Dal viaggio della memoria si torna diversi: cambiati e in meglio – dicono – Quando si parte c'è una bella allegria. Vedi i ragazzi preparati e consapevoli certo, ma sereni, tranquilli e curiosi soprattutto. Poi però quando si torna i loro occhi sono diversi e lo vedi da subito, già sul treno. Lo notiamo noi, lo capiscono loro e se ne rendono conto anche i genitori una volta a casa. Felici, felicissimi anzi dell'esperienza fatta, ma diversi: a volte tristi, perché hanno elaborato cosa è accaduto e che deve toccare con mano per renderti conto. Non hanno risposte: quelle non si trovano ad Auschwitz, le devi cercare nella vita. Ma hanno iniziato a porsi domande. Ed è il primo passo importante".