Inizio dell’anno complesso per il comparto benessere anche in provincia di Arezzo: parrucchieri ed estetisti, lamenta CNA, devono misurarsi con “costi per l’energia lievitati, rincari sulle materie prime, tasse altissime e, come se non bastasse, una situazione sanitaria che ha riportato gli aretini all’interno delle proprie abitazioni, rinunciando alle occasioni di vita sociale”.
A fare il punto della situazione sono Claudio Barolo, presidente di CNA Acconciatori, e Roberta Pagni, presidente di CNA Estetiste: “Anche se non lo è formalmente, il Paese è di fatto in lockdown, almeno per quanto riguarda tutte le attività sociali. Sono tante le aziende nelle quali stanno lavorando soltanto i soci che fanno tutto, dal trattamento alle pulizie, oppure lavora un solo dipendente a rotazione. La situazione è ancora più drammatica per chi, e sono tanti, lavora da solo: per questi imprenditori non c’è nessuna forma di ristoro ed è molto grave, perché stiamo lavorando con il 50% in meno del fatturato”.
Tante aziende non hanno retto l’urto causato dal lockdown: confrontando i dati del 2019 con quelli del 2020, si evidenzia un 20% in meno tra estetisti e acconciatori in provincia di Arezzo. Il 2021, e questo inizio di 2022 caratterizzato da un aumento esponenziale dei costi, non hanno certo contribuito a migliorare la situazione. In questo scenario, denuncia CNA, si inserisce anche la piaga dell’abusivismo, che adesso fa particolarmente male: “Persone senza requisiti tecnici né sanitari offrono servizi a domicilio. In particolar modo, chi non ha il Green Pass ricorre più facilmente a questa modalità. Siamo consapevoli che non c’è un numero di operatori delle forze dell’ordine sufficiente per contrastare questo fenomeno, sta di fatto che anche questo è un danno per la categoria”.
Quale può essere la risposta a questo momento di crisi? “Le parole chiave – concludono Pagni e Barolo – sono più formazione e meno tasse. Quando parliamo di meno tasse non intendiamo un rinvio, non pago oggi per pagare il doppio domani, ma di un anno ‘bianco’, per permettere alle aziende di riprendersi. Altrimenti diventa difficile pensare di sopportare tutto il carico fiscale che sopportano le piccole e medie imprese italiane con gli introiti attuali. E poi c’è bisogno di formazione. Un trattamento professionale, un taglio fatto a regola d’arte, non potranno mai essere soppiantati da un trattamento casalingo. Dobbiamo puntare sulla nostra qualità artigianale, che è riconosciuta in tutto il mondo”.