24, Maggio, 2024

“No alla rassegnazione: nella lotta alla mafia ce la possiamo fare”. Il messaggio di Giovanni Impastato ai ragazzi

Articoli correlati

In Vetrina

Più lette

In Vetrina

Ospite a Montevarchi in una giornata di iniziative organizzate da Libera, il fratello di Peppino Impastato, ucciso nel 1978 dalla mafia, parla con i ragazzi delle scuole: e a loro lancia un messaggio di coraggio e di speranza

Era il 9 maggio 1978 quando, mentre in via Caetani a Roma veniva ritrovato il cadavere del presidente della DC Aldo Moro, a Cinisi, in Sicilia, fu rinvenuto il corpo straziato di un giovane giornalista che da tempo denunciava le connivenze politico-mafiose: era Peppino Impastato.

A portare avanti, oggi, il suo messaggio di coraggiosa lotta alla ricerca della verità, è il fratello, Giovanni Impastato. Che questa mattina è arrivato a Montevarchi, ospite di una serie di iniziative organizzate da Libera Valdarno e dal presidio dei giovani dell'organizzazione contro le mafie, con la collaborazione dell'amministrazione comunale. 

Un'intera giornata a contatto prima con i ragazzi delle scuole, poi con i valdarnesi che, in serata, lo ascolteranno all'appuntamento organizzato alla Ginestra e dedicato al ruolo e alle difficoltà del giornalismo d’inchiesta, ma anche alla penetrazione delle cosche mafiose in provincia di Arezzo.

Ai giovani studenti del liceo Varchi e del professionale Magiotti, stamani, il messaggio di Giovanni Impastato è stato di speranza e di fiducia: "Bisogna sconfiggere la rassegnazione, che impedisce ogni bisogno e ricerca di verità: è questo che spalanca le porte alla mafia. Bisogna crederci, perché è possibile. La mafia non è invincibile". 

Dal 9 maggio del 1978, qualcosa è cambiato: "Ci sono leggi che permettono di contrastare il fenomeno mafioso, ma soprattutto c'è una nuova consapevolezza sociale, un impegno che ad esempio viene portato avanti dalle associazioni riunite e coordinate da Libera. Anche questo è un segnale di cambiamento". E sulla fine di suo fratello, oggi la forza del messaggio lasciato è più forte del rimpianto: "Certo, a volte penso che avrebbe potuto essere ancora qui. Ma era un uomo coraggioso, e con la sua vita ha lasciato un messaggio che non dobbiamo dimenticare". 
 

Glenda Venturini
Glenda Venturini
Capo redattore

Articoli correlati