23, Dicembre, 2024

Nel laboratorio di italiano che insegna anche alle mamme: l’esperienza di accoglienza e inclusione al Comprensivo Masaccio

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La lingua italiana come primo fondamentale tassello per una vera integrazione: è per questo motivo che è nato il laboratorio di italiano della scuola media dell’Istituto comprensivo Masaccio di San Giovanni. E se all’inizio era stato pensato per gli studenti stranieri, che magari arrivano in classe ma non conoscono più di poche parole, oggi quel laboratorio è diventato un punto di riferimento anche per gli adulti, in particolare per le madri. Lingue, culture e nazionalità diverse si incontrano qui, per cercare di imparare l’italiano grazie all’indispensabile aiuto dei volontari guidati da Maria Cristina Barucci, l’insegnante che ha ideato il laboratorio.

“Nell’Istituto Comprensivo Masaccio – spiega Maria Cristina Barucci – ci sono molti alunni provenienti da altri paesi che arrivano nei vari momenti dell’anno. Da giugno 2023, per questo, è iniziato un laboratorio nei locali di viale Gramsci che oltre ai ragazzi arrivati da poco in Italia accoglie anche le mamme. È stata proprio una mamma, mentre accompagnava il figlio, a chiedermi: ‘Posso partecipare anche io?’. E così, d’accordo con il dirigente scolastico Francesco Dallai, abbiamo deciso di aprire il laboratorio anche alle mamme. Per loro è un’occasione importante perché l’orario è di mattina e nella stessa scuola dei figli”.

Partito con un numero ridotto di adulti, grazie al passaparola nel corso di questo anno scolastico è cresciuto molto e adesso si contano una ventina di adulti, soprattutto donne, e più di una decina di ragazzi e bambini. Maria Cristina Barucci, insegnante formata per l’insegnamento dell’italiano agli stranieri, è affiancata da una ragazza del servizio civile e da alcuni volontari. “Senza Chiara, Monica, Grazia, Maria Grazia, Linda, Claudio e Giovanni non sarebbe possibile mandare avanti il laboratorio perché è necessario lavorare in piccoli gruppi e per livelli”. Nella stessa aula lavorano insieme mamme e figli che vengono da India, Sri Lanka, Pakistan, Bangladesh, Tunisia, Albania e molti altri paesi, e non solo le loro lingue sono molto diverse, ma anche il loro livello di apprendimento.

“La partecipazione delle mamme è importante; sono contente, fanno amicizia fra loro, si aiutano e piano piano imparano la nostra lingua: si sentono accolte e parte di una comunità. A tutti noi sembra un’esperienza importante, arricchente per tutti e utile, da continuare e ampliare: l’obiettivo è infatti di ottenere il riconoscimento del CPA di Arezzo come sede distaccata”.

E se la presenza dei volontari è fondamentale, non meno importante è la soddisfazione per quello che si fa, come racconta Giovanni: “Ho desiderato provare questa esperienza, sono l’ultimo arrivato. Ma mi sono reso conto del bisogno primario che rappresenta per le persone straniere l’apprendimento della lingua. È un’esperienza bellissima, che vede culture diverse fondersi insieme per imparare l’italiano. Mi metto nei loro panni: penso che se vivessi in un altro paese avrei bisogno di imparare quella lingua, per affrontare la vita quotidiana”.

 

Glenda Venturini
Glenda Venturini
Capo redattore

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