Intervento sulla vicenda del sindaco di Bucine, Nicola Benini
Sulla vicenda che vede coinvolto l'impianto Lerose srl di Levane, nel comune di Bucine, sulla scia dell'indagine condotta per quasi 3 anni, su delega della Procura Distrettuale Antimafia di Firenze, dai carabinieri del NIPAAF del gruppo CC Forestale di Firenze, del Nucleo Operativo Ecologico di Firenze e della Sezione di Polizia Giudiziaria della Procura di Firenze Aliquota Carabinieri, interviene il sindaco di Bucine Nicola Benini.
"Sapevamo che c'era un'inchiesta in corso, che l'impianto era sotto sequestro da qualche mese, ma non ne sapevamo il motivo", sottolinea Nicola Benini.
Il sindaco di Bucine, insieme agli altri colleghi valdarnesi e alle associazioni di categoria si appellano al Prefetto di Arezzo;: "Tutti i sindaci del Valdarno e le associazioni di categoria desideriamo avere maggiori riferimenti per le possibili implicazioni di tipo ambientale e vogliamo essere messi nelle condizioni di vigilare e di intervenire. Siamo fiduciosi nell'esito delle indagini ma, visto il livello di attenzione e di preoccupazione anche nella comunità, dobbiamo dare un segnale forte che le Istituzioni presidiano il territorio e vigilano su quanto sta accadendo".
Visto quanto riportato dal Gip del Tribunale di Firenze, nell'ordinanza sulla richiesta delle misure cautelari, il sindaco attende di saperne di più eventualmente per intervenire.
Il Gip: "“Quanto al pericolo di compromissione delle matrici ambientali il consulente stabiliva che la condotta posta in essere con il riporto e l'abbandono di rifiuti, anche pericolosi, produceva l'evento di pericolo e di danno, seppur reversibile, percepibile e non scarsamente significativo della biodiversità agraria, della fauna e della flora nelle aree in sequestro; i fatti mostravano reale e concreto pericolo di produrre inquinamento ambientale, compromissione o deterioramento significativo dell'ambiente, danno o disastro ambientale, conseguente all'illecito abbandono di rifiuti anche pericolosi. Inoltre, stante il deposito incontrollato di tali rifiuti, classificati pericolosi per la presenza di sostanze cancerogene, sussisteva un pericolo concreto per la salute umana, mentre l'alterazione dell'ecosistema, in particolare della biodiversità agraria e della flora, era dimostrata in quanto le attività di escavazione e abbandono avevano creato un 'suolo' inadatto alla coltivazione”.