18, Dicembre, 2024

“La verità su tutto”, Vanni Santoni ed il suo ultimo libro a Palomar. “Presentare i miei libri in Valdarno è importante”

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Scrittore, giornalista, saggista, critico Vanni Santoni, montevarchino di nascita, come è solito fare all’uscita di ogni suo libro, ha presentato la sua ultima fatica “La verità su tutto” in Valdarno. Nel pomeriggio è stato ospite del secondo appuntamento con Le piazze del sapere a Palomar, la Casa della Cultura di San Giovanni.

Nel 2006 Vanni Santoni ha esordito con il suo primo libro “Personaggi precari” ma il suo primo romanzo, “Gli interessi in comune”, è del 2008. Seguirà “Se fossi fuoco arderei Firenze”. Nel 2019 scrive e pubblica “I fratelli Michelangelo”. Ma al suo attivo, oltre ai romanzi, ha anche poesie, saggi, reportage. E’ anche una delle firme prestigiose del Corriere della Sera.

Vanni Santoni parla del suo ultimo romanzo “La verità su tutto”: “E’ la storia di un percorso di ricerca spirituale. Cleopatra Mancini, sociologa 35enne, con una vita stabile, inizia a dedicarsi al misticismo. Questo la porterà da Vallombrosa a Pontremoli, in India, ed in Tibet finchè fonderà una comunità spirituale che si ingrandirà a dismisura. Ma le cose non andranno come previsto”.

“Cleopatra è un personaggio che è nato in altre opere, anche se non aveva avuto tutto questo spazio. Questa è una cosa che io faccio abbastanza spesso: i miei libri restano autoconclusivi, autosufficienti ma spesso quello che magari è una comparsa in un libro può andare in scena da protagonista altrove. Cleopatra era nata all’interno di ‘Muro di casse’, un libro uscito nel 2015, poi è ricomparsa in ‘Emma e Cleo’ qualche mese dopo ed adesso a distanza di sette anni si è presa un romanzo intero”.

Vanni Santoni, poi, continua:”Per scrivere un libro in genere si parte da un’idea, da un’immagine, da qualcosa di molto attratto. Il tema del misticismo mi interessava perchè veniva sfiorato nel finale de ‘I fratelli di Michelangelo’ in cui il protagonista aveva una vita molto soddisfacente attraversando il ‘900, con grandi risultati a livello professionale e sentimentale, era un artista di successo però in qualche modo la dimensione spirituale gli era sempre sfuggita. Avvicinandomi in questa direzione l’elaborazione mi ha portato a creare questo romanzo. La scelta di un personaggio come Cleopatra Mancini viene anche dal fatto di trovarne uno che avesse un percorso ampio e combattuto: chi meglio di un materialista per poi diventare un mistico? vuol dire che è proprio cambiato tantissimo. Nel lavoro, poi, non mi piace pianificare troppo prima perchè penso che le scalette rischino di trasformarsi in gabbie, trovo che sia più utile, invece, seguire prima un lato più istintivo e intuitivo, poi iniziare un lavoro più tecnico, di organizzazione del materiale narrativo”.

Per chi crede che la carriera di scrittore sia qualcosa a cui si aspira fin da giovane si sbaglia. Vanni Santoni ha iniziato a 26 anni a scrivere e quasi per caso. “Ho iniziato a scrivere tardi, a 26 anni, non ho una formazione letteraria perchè ho fatto Scienze politiche. Per caso entrai in contatto con una rivista autoprodotta, si chiamava ‘Mostro’, e mi sono appassionato. E’ stato qualcosa di non previsto”.

E dopo aver dato qualche consiglio ai giovani che intendono intraprendere la carriera di scrittore, Vanni Santoni si sofferma sulle sue radici valdarnesi e sull’importanza delle proprie radici.

“Presentare i miei libri in Valdarno è importante. Prima di tutto perchè ho iniziato qui le mie prime presentazioni, le nostre biblioteche mi hanno accolto quando ero un autore sconosciuto e quindi penso sia doveroso continuare ad andarci. Secondariamente perchè i miei libri in genere partono sempre dal Valdarno. Nella ‘Verità su tutto’ c’è una parte molto importante che si svolge a Vallombrosa. Credo che sia importante quando si inizia a scrivere un romanzo avere i piedi ben piantati per terra. I luoghi dove si è cresciuti e ci si è formati sono sempre il miglior punto di partenza. Diceva Cechov che non bisogna aver paura di essere provinciali: chi parte dalla consapevolezza della propria provincialità può anche raggiungere l’assoluto, chi crede, invece, di cominciare subito con l’assoluto si rivela un provinciale”.

 

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