25, Aprile, 2024

La lotta alla mafia di Libera parte da Terranuova. Una giornata per sensibilizzare

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Dal 23 al 27 Libera Toscana ha organizzato iniziative per promuovere il riutilizzo
dei beni sottratti alle organizzazioni mafiose. Il tour si è fermato alle Ville dove una casa confiscata ospiterà il ‘Dopo di noi’. Presente il giornalista Michele Albanese, costretto a vivere sotto scorta

Ha preso il via da Terranuova 'Onda LIbera', il tour organizzato da Libera Toscana dal 23 al 27 maggio per sensibilizzare sull'importanza del riutilizzo dei beni sottratti alle organizzazioni mafiose. E le date non sono state scelte a caso: il 23 maggio 1992 la mafia assassinò a Capaci il giudice Giovanni Falcone, la moglie e tre uomini della scorta, e il 27 maggio 1993 un'autobomba in via dei Georgofili a Firenze spazzò via le vite di cinque persone tra cui anche due bambine di 9 anni e 50 giorni.

Nella mattina, nella sala del consiglio di Terranuova, gli studenti dell'Istituto comprensivo Giovanni XXIII° hanno incontrato Michele Albanese, giornalista del Quotidiano del sud, che abita e lavora nella Piana di Gioia Tauro in Calabria e che dal 2014 è costretto a vivere sotto scorta. Albanese per amore della sua terra e della professione che svolge con serietà e passione si è occupato e si occupa di vicende legate alla 'ndrangheta e alle sue famiglie più potenti. Per questo ha subìto intimidazioni, furti in casa, e minacce di morte.

"Con la scorta si vive male come uomo e come giornalista. Per definizione il giornalista dovrebbe essere uomo libero che batte il territorio alla ricerca di notizie, purtroppo la vita sotto scorta impedisce una parte di questo lavoro. Cerchi di farlo, comunque, ma in maniera diversa cercando di raccontare un territorio, la mia provincia quella di Reggio Calabria, il cuore della 'ndrangheta calabrese. Lo fai con la consapevolezza di dare un contributo per riscattare una terra che è bellissima e che non merita di esser infangata da presenze che hanno dato un'immagine del territorio nefasta".

Michele Albanese, poi, continua raccontando l'incontro avvenuto con gli studenti: "È stata una bella esperienza. Mi stavo chiedendo come ha fatto Priolo a venire e a investire qui. Sperava forse di avviare attività imprenditoriali. Il segnale che oggi viene dato è importante: un bene di proprietà di una famiglia di 'ndrangheta torna alla collettività e soprattutto è destinato ai disabili. Le mafie stanno avvelenando l'economia del Paese. In questo contesto il compito dei giornalisti è quello di illuminare queste periferie e di far comprendere che le mafie non sono un fenomeno tutto meridionale ma che si sono infiltrate in tutto il Paese e in tutta Europa. Devono essere combattute".

 

Andrea Bigalli, Libera Toscana. "Scelgono sempre luoghi molto belli e affari vantaggiosi: questo è il modo con cui le mafie si muovono in tutte le realtà che non controllano ma dove fanno abbondanti affari. L'idea di fondo è che se noi prendiamo questi bene e li restituiamo ai cittadini  restiuiamo cose belle. Libera si impegna sempre e comunque sul piano della bellezza possibile. Combattiamo la bruttura della mafia con la bellezza della società civile. Vogliamo che sia l'inizio di un serie di belle giornate: di beni confiscati ce ne sono tanti e dovrebbe essere la logica più concreta riuscire a identificarli tutti e metterli in condizione di essere gestiti al meglio. Il nostro tour non casualmente parte nell'anniversario della strage di Capaci e arriva in quello della strage dei Georgofili per raccontare un momento della storia italiana nel quale si elabora una reazione positiva. Le mafie si sconfiggono nella misura in cui si riesce a raccontare come si stanno muovendo adesso".

 

L'iter per la 'testa' della villetta a schiera nella frazione terranuovese delle Ville, con vista sulle Balze, è stato lungo e farraginoso. 120 metri quadri tra due piani oltre alla mansarda e ai fondi dove è stata ricavata un cucina e un altro locale con camino. L'abitazione è stata sequestrata nel 2001 dopo l'arresto del proprietario per associazione a delinquere di stampo mafioso. Successivamente la confisca dll'immobile. Nel 2008 venne ventilata la possibilità dell'acquisto da parte dell'Arma dei carabinieri ma il comando provinciale di Arezzo rinunciò e subentrò il Comune di Terranuova che è diventato proprietario nel 2013. Dopo cinque anni, finalmente, la situazione si è sbloccata grazie a una legge di iniziativa popolare, la 109 del 1996, di cui Libera è stata promotrice: all'interno della casa troveranno ospitalità 5 persone diversamente abili gestite da associazioni del territorio che si occupano del settore. È il 'Dopo di noi', il momento cioè in cui persone non autosufficienti si ritrovano sole, senza genitori e parenti, ma possono comunque venire accuditi. La casa deve essere ristrutturata, la spesa è di oltre 130mila euro, parte dei quali finanziati dalla Regione Toscana.

Il sindaco di Terranuova Sergio Chienni: "Di fatto questa casa ospiterà cinque persone con disabilità gravi nell'ambito di un progetto dedicato al 'durante' e al 'dopo di noi' in cui le famiglie di origine sono venute a mancare oppure non sono più in grado di assistere la persona. Siamo contenti perchè era un progetto indicato per questa frazione. Adesso si tratta di fare interventi, tra cui l'installazione di un ascensore, dopo inizierà la gestione finanziata per tre anni quota parte dalla Regione e quota parte del Comune".

 

All'Amministrazione comunale di Terranuova è stata assegnata anche un'altra struttura confiscata alla mafia ma i lavori per la ristrutturazione sono molto onerosi.

 

Da Terranuova dunque è arrivata una speranza quella di riuscire a trasformare i frutti della criminalità in qualcosa di utile per i cittadini e per il territorio. E dal giornalista Michele Albanese una lezione: non deve esistere la paura quando si lotta per qualcosa in cui si crede e che toglie all'individuo la dignità e il diritto a una vita serena e onesta.

 

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