18, Dicembre, 2024

La guardia di finanza scopre 37 lavoratori tra ‘in nero’ e irregolari in un’azienda valdarnese. Un milione di euro non dichiarato

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La guardia di finanza della Compagnia di San Giovanni Valdarno, nell’ambito dei servizi di controllo economico del territorio e dopo un’accurata attività info-investigativa in materia di lavoro sommerso, ha individuato un laboratorio di calzature completamente sconosciuto al Fisco. I finanzieri hanno anche scoperto che l’imprenditore ha utilizzato, nel tempo, 28 lavoratori “in nero” e 9 irregolari. 

Oltre alle sanzioni, per le violazioni alla normativa sul lavoro, pari a oltre 200.000 euro (7200 euro è la sanzione minima prevista per ciascuno dei 28 lavoratori “in nero”), all’uomo sono stati constatati redditi non dichiarati per circa un milione di euro e
violazioni all’IVA ed in materia di ritenute sui redditi di lavoro dipendente per 300.000 euro.

I vari reparti della guardia di finanza anche in sinergia con l’Ispettorato Territoriale del Lavoro, dall’inizio dell’anno in tutta la provincia di Arezzo, hanno scoperto 113 lavoratori “in nero” ed irregolari: 62 nel Valdarno, 24 nella Valdichiana, 17 nel Casentino e 10 nella Valtiberina. Nel corso dei vari interventi, è stato individuato anche un minorenne, di origine bengalese, impiegato nella lavorazione e saldatura di metalli preziosi, e due clandestini sono stati scoperti a lavorare in un laboratorio orafo.

Sono 11 le aziende alle quali è stata sospesa l’attività per aver impiegato forza lavoro irregolare in percentuale superiore al 10% del totale dei dipendenti dichiarati, in violazione alla specifica normativa. Le categorie economiche interessate dal fenomeno vanno dalla ristorazione al commercio al minuto, dall’attività di autolavaggio, all’agricoltura, fino a coinvolgere imprese del settore del manifatturiero.

“L’azione del Corpo si pone a contrasto del lavoro ‘nero’ e irregolare – spiega la guardia di finanza – che costituisce una vera e propria ‘piaga’ per l’intero sistema economico, poiché sottrae risorse all’erario, mina gli interessi dei lavoratori, spesso sfruttati, e favorisce una competizione sleale in danno degli operatori economici onesti”.

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