La sperimentazione pittorica di Lorenzo Ermini, ventenne di San Giovanni Valdarno: rincorrendo l’apparente alternando stili e materia, per delineare attraverso il colore la sua personalissima visione dell’arte.
Una ricerca concettuale dell’arte attraverso un percorso personale e soggettivo, un’indagine pittorica in divenire tramite sperimentazioni di stili, colori e materia: questo e molto altro emerge dalle opere di Lorenzo Ermini, ventenne Sangiovannese ospite della nostra rubrica sui giovani talenti valdarnesi.
La passione per l’arte è iniziata per Lorenzo durante il secondo anno di Liceo Scientifico, ed è proseguita frequentando l’Accademia delle Belle Arti a Firenze, traendo ispirazione dagli studi per ricercare la propria unicità artistica e sfruttando la vicinanza con compagni e docenti per discorrere della propria passione:
“L’Accademia delle Belle Arti rappresenta per me principalmente un luogo dove incontrare persone con cui condividere i miei interessi, attuando discussioni e scambi di idee sulla pittura. Da un punto di vista pratico credo che lo sviluppo personale possa essenzialmente svolgersi da autodidatta, attraverso sperimentazioni ed esperienza, anche perché il concetto di “tecnica” è molto ampio, e se riferito alla pittura, molto complesso da insegnarsi nella pratica”.
La base dei lavori e degli studi di Lorenzo parte proprio dal concetto di veridicità della rappresentazione di un’opera:
“Spesso capita di trovarsi di fronte ad una rappresentazione pittorica e meravigliarsi commentando che quel quadro “sembra vero”: credo che il concetto di realtà sia puramente mentale, e talvolta qualcosa che viene riprodotto in modo fedele (quasi fotografico) possa esserlo tanto da arrivare a sembrare finto, irreale. Inizialmente ho lavorato molto cercando di prestare attenzione sui particolari e su certi dettagli da un punto di vista pittorico; adesso sono giunto alla convinzione che è molto più reale la ricerca di un’organicità artistica in un opera, piuttosto che l’ossessione per una replica fedele. I miei studi pittorici più recenti sono proprio direzionati verso questo concetto: cercare di rappresentare la realtà percepita attraverso le deformazioni conseguenti. Del resto nella vita quotidiana nessuno è realmente come appare, ad esempio, in una fototessera anche se questa è una riproduzione fedele riconosciuta”.
Il concetto di deformazione come ricerca della realtà percepita, molto caro ad artisti come Francis Bacon, sembra essere al centro di una parte delle opere alle quali Lorenzo ha lavorato ultimamente:
“Nell’ultimo periodo ho condotto alcuni studi pittorici partendo da una foto o da un’immagine mentale, cercando di deformarla stilisticamente, rincorrendo una rappresentazione il più vicina possibile alla realtà percepita. Non sono interessato ad ottenere una resa di tipo fotografico, bensì cerco la deformazione attraverso differenti tecniche, tendendo ad una rappresentazione del reale che tenga effettivamente conto che tutto ciò che vediamo è sempre e comunque filtrato. Mi interessa lavorare sul concetto di deformazione non intesa come “mutazione” o “cambiamento”, ma come ricerca di qualcosa percepito in tutti i sensi. Per questo ho iniziato a lavorare sull’aspetto materico della pittura, inserendo anche altri materiali sulla tela per modificare in parte la percezione del dipinto. Contemporaneamente sono molto interessato anche a lavorare direttamente sul tratto, per questo ho iniziato anche a sperimentare il metodo dell’incisione”.
Oltre a Francis Bacon e al suo concetto di “deformare per registrare l’apparenza”, Lorenzo cita altri artisti dai quali più o meno indirettamente trae ispirazione come Afro Basaldella, Giorgio Morandi, Emilio Vedova e William Turner:
“Sono appassionato di tutta l’arte in generale, apprezzo artisti del passato come Rosso Fiorentino, Pontormo e Caravaggio per la loro pittura, ma anche artisti del ventesimo secolo come Klein, Manzoni e il movimento dell’internazionale situazionista per la loro ricerca. Fino ad oggi ho dipinto principalmente opere figurative, ma vorrei cercare di uscire il più possibile da questo concetto ricercando organicità nella pittura, provando anche ad uscire fuori dalla tela. Nella pittura si lavora fisicamente su questo supporto, che comunque ha dei limiti di spazio e possibilità, ma l’arte concettualmente non può essere rinchiusa in una struttura fisica o in un pennello che la dipinge. Credo che l’arte stia nel rapporto che si determina tra chi crea e lo spettatore che percepisce la creazione: si tratta essenzialmente di una relazione, un qualcosa di più ampio rispetto ad un singolo quadro, che può uscire anche dai limiti del supporto. Mi piacerebbe utilizzare la tela come un punto di condensazione, attraverso il quale creare arte non necessariamente solo riempiendola di colore. La mia idea è quella di non creare storie attraverso un’opera, ma ricercare un’organicità pittorica al suo interno: attraverso differenti studi effettuati, sto trovando alcune chiavi di lettura possibili in questa direzione. Per questo l’utilizzo polimaterico può aiutare a creare effetti diversi di realtà percepita: un quadro, a mio avviso, deve essere determinato dalla soggettività di chi lo guarda, e l’artista deve dare degli input attraverso la diversificazione della superficie pittorica e l’incisività del tratto”.
Una ricerca continua e appassionata, quella di Lorenzo, che al momento viene percepita dai suoi occhi come in puro divenire, non ancora in fase di delineazione:
“Non ho mai realmente esposto, né esporrei in questo momento, principalmente perché ritengo di non aver ancora raggiunto minimamente quello che voglio. Certo non escludo di poterlo fare un giorno, pur ammettendo che l’arte è immensa e che ancora ci sono tante cose che voglio provare ad amalgamare insieme. Nel caso, secondo il mio punto di vista l’esposizione non deve essere intesa come una semplice serie di quadri appesi in una stanza, da visionare: vorrei che la mia arte uscisse dal quadro relazionandosi con l’ambiente che eventualmente lo contiene, diventando così un qualcosa di fluido e avvolgente. Vorrei ampliare il concetto artistico anche fuori dalle singole opere, lavorando sull’ambiente espositivo e quindi su una percezione non solo circoscritta al supporto fisico sul quale dipingo”.