25, Aprile, 2024

La “mela nesta”: la coltura della mela più antica del Pratomagno

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Nel Pratomagno è presente una mela molto particolare, tipica della nostre zone, conosciuta col nome di “mela nesta”. Di origine antichissima è ancora oggi coltivata e apprezzata da molti per il suo gusto deciso.

La “mela nesta”, conosciuta anche col nome di “Decio”, è una variante molto particolare di mela che si trova nel nostro territorio. La sua storia è antichissima: conosciuta sin dai tempi dei romani, originaria fra le Province di Arezzo e Firenze, lungo l’Appennino intorno agli 800 m di altezza. Come oggi, anche ai tempi la mela nesta veniva coltivata in montagna, sfruttando così i terrazzamenti che non potevano essere usati per coltivare il grano. Questa pianta di melo costituiva un forte alleato contro le frane ed erosioni dei questi terrazzamenti poiché le sue radici consolidavano il terreno. La mela nesta è così arrivata ai giorni nostri, ed è stata per lungo tempo un importante fonte di sostentamento per la cucina più povera, ovviamente specie nelle zone montane.

La mela appare tondeggiante e si riconosce perchè è ampiamente schiacciata lungo i poli, ma la cosa che la rende speciale è il suo sapore forte e deciso dato dalla croccantezza e acidità della sua dura polpa. Il colore dominante non è il rosso, bensì il giallo con qualche arrossamento quando si avvicina alla maturazione. La pianta delle mele neste è adatta alla coltivazione biologica: infatti il suo albero è resistente alle principali malattie comuni ai meli e quindi non necessita di interventi chimici. Inoltre, il fatto essendo coltivata ad alta quota, la mela nesta è anche lontana dallo smog odierno.

Giovanni Lelli, abitante di San Giovanni, ma originario del piccolo borgo di Poggio di Loro nel Comune di Loro Ciuffenna, coltiva da anni ormai l’antica mela nesta. Nel paesino di montagna Giovanni Lelli trascorre le estati e coltiva anche ulivi e viti. In merito alla mela nesta, Giovanni Lelli: “Questo tipo di mela, originario della montagna, è ottimale fra i 500 e 900 metri di altezza. Ho provato a coltivarlo anche verso San Giovanni, ma non va mai bene. La mela nesta ha bisogno delle temperature della montagna. Un tempo era importante anche per quanto riguardava l’inquinamento, ma oggi purtroppo è arrivato in parte anche in Pratomagno”.

Come sopra accennato, infatti, la pianta della mela nesta non ha bisogno di prodotti chimici e soprattutto, sottolinea Giovanni Lelli: “Le mele neste si mantengono senza nessun conservante fino all’anno successivo: una volta venivano messe nella paglia, ma abbiamo capito che questo incideva sul loro sapore quindi ora si tengano in delle ceste e si possono consumare entro il maggio successivo alla raccolta”. Le mele neste si colgono, in genere, ad ottobre e Giovanni le vende perché sono un prodotto molto apprezzato, in primis perché sono naturali e poi perché, una volta mature, sono estremamente dolci.

Purtroppo nel corso degli anni si sono seccate molte piante di mela nesta, nella maggior parte dei casi la causa è il cambiamento climatico. Giovanni Lelli così ricorre alla tecnica dell’innesto: pianta un melo e in seguito innesta un ramo dei suoi alberi di mela nesta o di qualche esemplare che scorge nel bosco. In questo modo, egli cerca di portare avanti una coltura antica caratterizzante del Pratomagno.

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