Babbo rigattiere, zio falegname: Marco Agnolucci ha imparato il mestiere in una famiglia di artigiani. Ed è rimasto in via Isidoro del Lungo, la storica via dei Musei dove i restauratori erano in tanti. Oggi sono rimasti in quattro, ma la tradizione artigianale resta, profondamente radicata
Via Isidoro del Lungo e via Poggio Bracciolini, a Montevarchi, sono le "vie dei Musei". E non sono soltanto la sede dei musei cittadini, ma anche le storiche strade in cui affacciavano le bottege artigiane di falegnami, rigattieri e restauratori. Oggi restano in quattro, a fare ancora il mestiere del restauratore con la stessa artigianalità: uno di questi è Marco Agnolucci.
Cresciuto nella bottega di rigattiere di suo babbo, Giovanni, l'arte del restauro l'ha imparata dallo zio Giorgio, oggi 95enne. "Era falegname, mi ha insegnato le basi del mestiere", ricorda oggi Marco Agnolucci. "Avevo 19 anni e lavoravo già nel retrobottega di mio babbo, riparavo i primi mobili antichi, e ancora oggi sono qui".
In mezzo, tanta esperienza maturata lavorando con carta vetrata, vernici, pennelli. Quegli stessi attrezzi che ancora oggi affollano gli scaffali della sua bottega. "Per anni ho lavorato al Mobilifico Vestri, il proprietario era consociuto come 'Cento Lire'. Poi di nuovo qui in bottega, a qualche metro di distanza da quella che era di mio babbo".
L'arte del restauro l'ha anche insegnata, Marco Agnolucci. "Ho tenuto per dieci anni corsi di restauro al Centro Territoriale Permanente. Sono circa 160 le persone a cui ho insegnato le basi di questo mestiere, qualcuno veniva anche da Firenze, Siena, persino da Terontola". Ma in bottega oggi lavora ancora da solo: "Purtroppo per gli artigiani prendere un apprendista, un collaboratore, è molto difficile. Facciamo i salti mortali per tenere aperto, e la burocrazia non ci aiuta certo", commenta.
Nella sua bottega, oggi, come succede in tutte le botteghe artigiane, non entrano soltanto i clienti. È una specie di istituzione, e chi viene da Marco Agnolucci lo fa anche solo per scambiare due chiacchiere. "Gli artigiani sono sempre stati come delle sentinelle dei centri storici, una specie di presidio fisso. Sanno cosa succede nella loro zona, magari mandano via qualche teppista, parlano con un'anziana sola. Per questo è un peccato che siano via via sparite, ridotte ormai a pochissime. Insieme alla bottega, si è persa anche una funzione sociale, quella che l'artigiano aveva assunto con naturalezza".
Ha collaborato Federica Crini