Nella serata, organizzata dal Pd di Cavriglia nella sala Poggi del circolo di Castelnuovo dei Sabbioni, si sono confrontati Tommaso Nannicini, professore associato dell’Università Bocconi, estensore della riforma e consigliere economico del Presidente del Consiglio Matteo Renzi, e Rita Castellani, economista, Università di Perugia
Sala Poggi del circolo di Castelnuovo dei Sabbioni piena per l'incontro organizzato dal Pd di Cavriglia sulla Riforma del lavoro, o Jobs Act. Sull'argomento si sono confrontati Tommaso Nannicini, professore associato dell'Università Bocconi, estensore della riforma e consigliere economico del Presidente del Consiglio Matteo Renzi, e Rita Castellani, economista, Università di Perugia dando due diverse visioni dell'argomento di stretta attualità.
A introdurre la serata è stato Francesco Ruscelli, segretario del partito democratico di Cavriglia che ha tracciato il quadro della situazione occupazionale ed economica nazionale e locale. Ruscelli ha sottolineato che al 30 giugno dell'anno scorso in tutta la provincia di Arezzo vi erano 51.000 disoccupati, di questi il 60% donne. In Valdarno erano 13.000. Da questi dati è arrivata dunque la prima domanda a Tommaso Nannicini: La riforma del lavoro può invertire questa tendenza?
Nannicini ha risposto affermando che "non è con la riforma dei contratti che si crea occupazione" ed è passato a spiegare il nuovo standard di contratto a tempo indeterminato.
Il contratto unico di lavoro a tutele crescenti e l'articolo 18 sono il nucleo centrale della riforma del Governo Renzi. L'idea, infatti, è quella di arrivare a un contratto unico a tempo indeterminato, concellando così tutti gli altri, e a tutele crescenti. Le fasi sono: il periodo di prova, le tutele standard del contratto, per arrivare a costi di separazione che il datore di lavoro paga in caso di licenziamento. Si è parlato poi di ammortizzatori sociali con l'estensione del sussidio di disoccupazione basato sulla storia contributiva fino a un massimo di 24 mesi. Scompare il diritto al reintegro quando il licenziamento è per cause economiche. Il nuovo ammortizzatore sociale è Naspi, nuova assicurazione sociale per l'impiego, un sussidio di disoccupazione che spetterà a coloro che hanno lavorato almeno tre mesi.
"Il contratto a tempo indeterminato e a tutele crescenti diventerà lo standard per le nuove assunzioni anche con gli sgravi contributivi – ha dichiarato Nannicini – la speranza è che riesca ad assorbire molte delle forme di lavoro precarie che oggi contraddistinguono l'entrata nel mondo lavorativo soprattutto delle giovani generazioni. La nuova rete universale di ammortizzatori sociali, grazie alle risorse derivanti dalla legge di stabilità, con la riforma del sussidio di disoccupazione allargata nella durata creerà una nuova forma di protezione dei lavoratori nel mercato, una garanzia del reddito in caso di perdita di occupazione".
"Serve a dare più dinamismo e più inclusione al nostro mercato del lavoro ma non è con una riforma dei contratti che si creerà occupazione. La ripresa dell'economia e dell'occupazione passeranno da altre scelte e decisioni da prendere anche in Europa. Per esempio con un rilancio di strategie di investimenti, con alcune riforme strutturali, da quella della giustizia a quella della burocrazia, che rendono più conveniente investire nel nostro Paese e con una strategia che la smetta di guardare solo alla stabilità dei conti ma pensi anche alla crescita e allo sviluppo".
Non convinta dalle idee dell'estensore della riforma del lavoro è stata Rita Castellani, economista e membro della segreteria nazionale del Pd che tra la ltre cose, come chiedere se questo fosse il momento più adatto per attuare tale riforma, ha posto dubbi sul fatto che il Jobs Act possa risolvere i problemi che assillano adesso i lavoratori e in particolare i giovani, ovverosia gli stipendi bassi e la non continuità di reddito. "Io sarei partita dal Welfare per permettere una redistribuzione dal basso".
"Se non c'è una strategia condivisa dal mondo produttivo e da chi deve decidere gli indirizzi della politica non credo che potremo andare da nessuna parte – ha affermato – Si tratta di una crisi strutturale che risale ad almeno due decenni e che richiede uno sforzo forte e mirato per pensare a una ripresa del Paese". Sui giovani: " Il futuro non lo vedo molto bene. Quello che si sta manifestando in Italia, e che temo questa Riforma accentuerà, è una forte pressione al ribasso delle remunerazioni. I giovani hanno pochissimi incentivi a specializzarsi e per la remunerazione vanno all'estero. D'altro canto la domanda di lavoro da parte delle imprese è molto povera anche per qualità. Le imprese producono ma se non vendono i prodotti è difficile che possono creare posti di lavoro".