25, Dicembre, 2024

Impianto Lerose, conclusa la messa in sicurezza del sito. Benini: “Primo intervento importantissimo, ora confidiamo nella bonifica”

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È stata messa in sicurezza l’area dell’impianto Lerose, al confine fra Levane e Levanella, nel comune di Bucine. Si tratta dell’impianto che era stato sequestrato nell’ambito dell’inchiesta sul keu, il materiale di scarto delle lavorazioni delle concerie altamente inquinante che, secondo l’impianto accusatorio, per lungo tempo è stato sepolto fra la provincia di Pisa e appunto il Valdarno, in particolare in questo impianto di inerti di proprietà della famiglia Lerose, finita a sua volta al centro dell’inchiesta.

Qui i lavori di messa in sicurezza, necessari per evitare la contaminazione, erano iniziati lo scorso mese di febbraio e ora sono terminati; manca comunque ancora la bonifica definitiva, per la quale serviranno molte più risorse. Dopo il sequestro penale da parte della DDA di Firenze, la società proprietaria è stata sottoposta a sequestro di prevenzione da parte della sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Firenze presieduta dal giudice Silvia Cipriani. La misura, ora in confisca di primo grado, è giunta in Corte d’Appello.

Questa mattina, alla riconsegna dell’impianto all’amministrazione giudiziaria, c’era anche il sindaco di Bucine, Nicola Benini. “Sono stati messi in sicurezza e isolati i cumuli del materiale, realizzando poi dei fossi di regimazione delle acque meteoriche. In sostanza, era questo il primo intervento necessario a mettere in sicurezza il nostro territorio. Oggi abbiamo avuto un primo contatto con le aziende che si sono rese disponibili a valutare un intervento di bonifica: è un passo importante. Se dopo gli studi si potesse procedere in tempi celeri alla bonifica sarebbe davvero importantissimo. Per quanto riguarda infine la collinetta qui sopra, sono stati già effettuati la scorsa settimana nuovi accertamenti per capire l’effettivo livello di sostanze inquinanti che sono state depositate, e così pianificare il progetto di messa in sicurezza o di bonifica da effettuare anche lì”.

A spiegare l’iter che si sta seguendo in questo sito è stata l’Avv. Marcella Vulcano, coadiutrice giudiziaria. “Abbiamo lavorato duramente con l’amministratore giudiziario Avv. Fabio Cesare per raggiungere questo importante risultato. Una tappa importante alla quale siamo giunti dopo mesi di lavoro che ci ha visto impegnati sotto la supervisione del giudice delegato Dott. Innocenti e che ha coinvolto plurimi soggetti come la società di consulenza ambientale, la direzione dei lavori e la società aggiudicatrice dei lavori. Ci sono state innumerevoli interlocuzioni anche con la regione Toscana con Arpat e con il comune di Bucine. La messa in sicurezza è consistita in un lavoro di copertura provvisoria tramite teli HDPE con riprofilatura dei rifiuti. Oggi è stato raggiunto un importante obiettivo che mitiga i rischi di contaminazione impedendo che le acque di pioggia vengano a contatto con i rifiuti e quindi possano inquinare il terreno sottostante. Tuttavia bisogna dire che si tratta di una fase intermedia perché è necessaria una bonifica definitiva del sito per la quale purtroppo la procedura non ha le necessarie risorse finanziarie. Con le risorse limitate che siamo riusciti a portare anche attraverso la vendita di beni della società in sequestro, siamo riusciti a mettere in sicurezza il sito di Pontedera e questo di Bucine. Auspichiamo di riuscire a coprire anche la zona collinare sovrastante l’impianto di Bucine. Per la bonifica definitiva dei tre siti occorreranno maggiori risorse finanziare che potrebbero essere messe a disposizione dalla regione Toscana o da altri soggetti ritenuti corresponsabili dell’inquinamento dall’autorità giudiziaria e dagli enti autorizzativi.”.

 

Ha collaborato Martina Giardi

Glenda Venturini
Glenda Venturini
Capo redattore

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