Percorrendo le piccole vie del borgo di Ponte agli stolli improvvisamente la strada si blocca. Dove oggi c’è un piccolo spazio recintato, un tempo si trovava l’accesso al “Ponte del Diavolo”, fatto saltare nel 1944 dai soldati tedeschi.
Abbiamo incontrato Paolo Arnetoli, ex residente di Ponte agli stolli, e Giorgio Verniani per sentire la storia di questo “infernale” ponte, dalla presunta costruzione alla sua scomparsa durante la seconda guerra mondiale.
Il nome “Ponte del diavolo” è associato a moltissimi ponti in tutta Europa. Il nesso con il Diavolo è, infatti, legato a un’antica tradizione popolare secondo la quale i ponti sospesi in gole o baratri molto profondi sarebbero stati eretti dalla stessa figura infernale perché l’uomo non avrebbe osato realizzarli per paura. Giorgio Verniani, fondamentale figura per la stesura di questo articolo, nato nel 1945 proprio a Ponte agli Stolli, negli anni ha raccolto e prodotto numerose fotografie e racconti su questo ponte. Egli, qualche anno fa, decise di riaprire l’antico camminamento che si trova al di la del ponte saltato riportando alla luce il lastricato e facendo una scoperta importante. Giorgio Verniani: “Quando facevano i ponti, si costruiva nelle sue prossimità anche delle fonti d’acqua, che nell’Alto e Basso Medioevo divennero sacre. Sapevo che ci portavano oggetti votivi, così ho chiamato un mio amico che ha un metal detector per aiutarmi a cercare in quest’area. Il lavoro non è facile, la vegetazione si è riappropriata dell’area. Abbiamo trovato una medaglietta del 1720, che raffigura San Giovanni protettore delle acque. Così il mio amico ha fatto una ricerca e abbiamo scoperto che di questo tipo di medaglietta, in Italia, ce ne sono solo due, l’altra è a Bergamo, ma in condizioni peggiori. Chissà se si potrebbe trovare altri reperti vicino a questo ponte”.
Il Ponte del diavolo molto probabilmente risale al periodo etrusco-romano e da esso forse passava la via Cassia, usata per andare verso la Francia da Roma. Giorgio Verniani ha così deciso di approfondire la storia del Ponte del Diavolo recandosi nell’ archivio di Stato di Firenze, nel quale ha trovato un documento di un certo Giovanni Picconieri, addetto al controllo viario delle zone del Ponte agli Stolli, del 19 settembre 1617. In questo documento, il Picconieri denunciava al Magistrato di Firenze lo stato pericoloso del Ponte:
“Adove il detto Ponte è tutto guasto e luogo precipitoso, visto, e considerato e preso le misure ne fo il presento Rapporto alla Signorie vostre (…) è luogo spaventoso, bisogna rifarne centosessanta braccia di parapetti compreso da tutte e dua le bande che sono disfatti (…)”. Quindi il Picconieri denuncia nel 1600 le condizioni precarie del Ponte del diavolo e riporta alle Autorità i lavori necessari per metterlo in sicurezza”.
Il Verniani ha così dedotto che se nel 1617 le condizioni del Ponte erano così disastrose, allora la sua struttura risaliva come minimo a due secoli prima, cioè nel 1400, quando era anche frequente la costruzioni di ponte simili in tutta Italia.
Il Ponte del Diavolo è stato fatto saltare il 25 luglio 1944 alle 4.30 di mattina da due soldati tedeschi. Questi, racconta il Verniani, misero delle mine nelle due campate e rimasero a sorvegliare il Ponte per giorni interi. Alle 4 di mattina, Giulia, zia del Verniani, si trovava con la sua famiglia in un rifugio poco distante dal Ponte e in una cartolina raccontò al nipote che una pietra di questo le finì quasi addosso, tanto fu forte l’esplosione innescata dai tedeschi: “Che spavento l’esplosione! Una pietra di questo ci arrivò fin lassù quasi sul capo“, scrive Giulia. Nella stessa cartolina, la donna, appassionata di storia e archeologia, scrisse anche al nipote:
Le Belle arti ce lo promisero, ma non ce l’hanno ricostruito l’antico Ponte del Diavolo (…). A noi tanto caro e prezioso che tanto spesso dovevamo attraversare specie in quei giorni di terrore, era l’unico passaggio che avevamo per arrivare alle nostre case durante le estreme necessità che avevamo quando stavamo nei boschi sotto un rifugio di frasche e di terra, con tanti piccoli.
Il Ponte del diavolo potrebbe diventare il soggetto di numerosi studi archeologici e storici, lo stesso Verniani racconta che nel 2011, durante una ricognizione sul Ponte effettuata dal Comune, venne promesso un futuro studio da parte di un archeologo e specie da una sua allieva per una tesi di laurea. Ciò, però, non accadde. Il Ponte del diavolo si erge tutt’ora nella sua frammentarietà su un precipizio di circa sei metri e, se guardiamo la struttura esterna del ponte, ancora esistente, si vede bene che è formata da “filaretti”, cioè pietre rotonde e sottili; mentre ad un tratto queste vengono sostituite da pietre quadrate. Questo aspetto andrebbe approfondito con il supporto archeologico, perché vi sono due opzioni possibili: la prima è che il Ponte del Diavolo sia stato eretto sopra la struttura di un ponte ancora più antico; la seconda è che a un certo punto le pietre rotonde siano solo finite. Inoltre, anche studi sulla base su cui poggiava la campata di transito del ponte fanno emergere come la forza dell’acqua e dei detriti trasportati abbia eroso le base: “Un più attento esame ha dimostrato che il letto del fiume è più alto almeno di quattro metri rispetto a come era- commenta Verniani- da ciò si deduce che la profondità del letto era almeno di tre metri di meno”.
Questo Ponte, così come molti altri luoghi storici del Valdarno, racchiude storia, oggetti antichi, tecniche costruttive, vicende dolorose, che molto spesso, però, non sono approfondite. Ben venga, quindi, la passione dimostrata da Giorgio Verniani, che prossimamente farà uscire anche un libro su Ponte agli stolli dal titolo Scorri, o pellicola, sulle ali dei ricordi. “Ho un archivio di 9.000 foto storiche e mi sento in dovere di riportare alla luce la storia di coloro che sono vissuti prima di me a Ponte agli stolli”, sottolinea Verniani.
In copertina, una fotografia d’epoca di proprietà del Verniani, prodotta prima della distruzione del Ponte del Diavolo nel 1944.