Si è tenuta la prima udienza del processo a carico dell’ex Amministratore delegato di Publiacqua, Irace: la vicenda è quella del presunto sversamento di liquami nel fosso di Ragnaia, nell’estate del 2014. I due parlamentari di Alternativa Libera, che seguirono la vicenda, chiedono al sindaco di Castelfranco Piandiscò e a Publiacqua di riferire sul rinvio a giudizio
Era il mese di giugno del 2014 quando il Comitato Acqua Bene Comune Valdarno, raccogliendo le denunce e le foto di alcuni cittadini della zona, presentò un esposto al Corpo Forestale dello Stato. Nel mirino c'erano episodi di presunti sversamenti all'aperto di liquami della fognatura pubblica, direttamente nel borro di Ragnaia, in località Casabianca sulle colline di Pian di Scò: rilevati, all'epoca, nonostante la costruzione del collettore.
Pochi giorni dopo, Publiacqua replicò spiegando che si trattava di un problema temporaneo, "causato dallo smottamento del versante, che ha ostruito la paratia e impedito il deflusso delle acque", e annunciò che era già avvenuta la risoluzione del problema, con il ripristino del collegamento al depuratore.
Quell'esposto aveva però dato il via alle indagini, tanto che a luglio, un mese dopo, i deputati valdarnesi Massimo Artini e Samuele Segoni (allora al M5S, oggi di Alternativa Libera) annunciavano: "Sarebbero in corso indagini da parte della magistratura che riguarderebbe per il momento un alto dirigente di Publiacqua. Il procedimento ha preso avvio dopo l’esposto alla Forestale presentato dal Comitato, ed il reato riguarderebbe l’articolo 137 del dlgs 152/2006 e similari: scarichi irregolari di acque reflue".
Ora sono gli stessi Artini e Segoni a dare notizia del fatto che il processo si è aperto, con la prima udienza. “A quanto ci risulta, sarebbe iniziato il processo nei confronti dell' ex amministratore delegato di Publiacqua, Alberto Irace, poi passato ad Acea”. Ma i due deputati chiedono a Publiacqua e al sindaco di Castelfranco Piandiscò di informare sui motivi del rinvio a giudizio. Intanto la seconda udienza è stata fissata per il prossimo anno.
“Si tratta di una vicenda che abbiamo seguito in prima persona e che consideriamo emblematica in quanto nel 2014, nei pressi dello scolmatore, pur in assenza di piogge nei giorni precedenti alla ricognizione nella zona, era stato appurato un forte sversamento di liquami nel fosso, con effetti sulle acque del torrente. Publiacqua all'epoca si difese puntando il dito su un evento franoso. Sulla vicenda adesso attendiamo che si esprima il tribunale di primo grado ma è grave che liquami e acque si siano riversati nel borro e non dove dovrebbero, cioè ad un sistema di depurazione”.
I due deputati tornano a chiedere chiarezza e trasparenza a Publiacqua sulla gestione del servizio idrico e sullo stato del procedimento giudiziario: “Problemi e disagi continuano ad attanagliare i cittadini, che devono fare i conti con costi in bolletta in continuo aumento. Incuranti della situazione, i soci pubblici e privati della società – concludono Segoni e Artini – si assicurano dividendi sempre crescenti: per l'annualità 2015, era stata prevista una cifra di 16 milioni di euro che i sindaci hanno portato a 18,49 milioni, così come hanno incrementato il costo della tariffa del 3,5%, a partire dal 2016, a fronte di una gestione del servizio disastrosa”.