Dai festeggiamenti alle dimissioni: cronaca di un anno e mezzo di amministrazione a Figline e Incisa. Le crisi politiche

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È il 24 giugno del 2024 quando oltre il 58% dei cittadini, al ballottaggio (più di cinquemila e duecento voti) sceglie Valerio Pianigiani come sindaco di Figline e Incisa. Il neo primo cittadino, alla guida di una coalizione composta da PD, M5S, PSI, AVS e civiche, si insedia ufficialmente alla guida di un consiglio comunale composto da una maggioranza di 10 consiglieri comunali, contro 6 all’opposizione. La Presidenza del Consiglio viene affidata al pentastellato Avila, e la prima giunta Pianigiani nasce a luglio, tenendo conto, spiega il sindaco, “dei risultati elettorali”. Ne fanno parte: Silvia Fossati, con incarico di vicesindaca; Dario Picchioni e Federico Cecoro per il PD. Fabio Gabbrielli è l’assessore socialista. Arianna Guarnieri, presentata come figura tecnica.

I primi scricchiolii in maggioranza si iniziano ad avvertire meno di un anno dopo: è febbraio 2025 quando il consigliere Sandro Sarri, eletto nel Partito Democratico, figura con alle spalle anni di politica cittadina, esce dal gruppo del PD ed entra in quello del PSI. Parla di un malcontento di cui nessuno si è voluto occupare, ma ribadisce di rimanere nel confine della maggioranza. I consiglieri socialisti diventano due: sono Ciucchi e Sarri, appunto. E il PSI esce con una nota, in cui chiede “un maggiore coinvolgimento ai processi di analisi e di decisione sui temi amministrativi”.

Un mese dopo, invece, un vero terremoto nei rapporti interni alla maggioranza: il sindaco Pianigiani revoca le deleghe all’unico assessore socialista in giunta, Franco Gabbrielli. Nella comunicazione si parla di “problemi, più volte palesatisi, di partecipazione al gruppo politico di appartenenza dell’Assessore Gabbrielli delle decisioni con lui già condivise nell’ambito delle attività di indirizzo politico-amministrativo della Giunta comunale, ragioni che hanno inciso sui rapporti di fiducia”. Il PSI annuncia la notizia con “rammarico misto a stupore, imbarazzo e indignazione” e chiede una verifica di maggioranza. La classica goccia che ha fatto traboccare il vaso sembra essere stata la proposta di una delibera di giunta per affidare esternamente il servizio di ufficio stampa del comune.

Iniziano settimane convulse di confronti e dialoghi, e nel mezzo un’altra svolta per la giunta: a metà aprile si dimette la vicesindaca Silvia Fossati. “In un momento di crisi interna nella maggioranza – scrive – il mio passo indietro può contribuire a creare le condizioni per un’agibilità politica più ampia”. Temporaneamente la carica di vice viene affidata a Picchioni.

Non è comunque finita così, anzi: i confronti all’interno della coalizione portano, alla fine, all’azzeramento completo della giunta con la revoca di tutte le deleghe agli assessori rimasti (Picchioni, Cecoro e Guarnieri) e alla nascita, a maggio 2025, della giunta Pianigiani bis. Questa volta il vicesindaco è il socialista Ciucchi, ne fanno parte poi Farini, Betti, De Pasquale, Ermini. Pace fatta fra PD e PSI? Solo all’apparenza. Prima di tutto, a segnalare che ancora non tutto fila liscio, arrivano nel giro di pochissimi giorni dalla presentazione della nuova giunta le dimissioni di Walter Verdi da segretario comunale del PD: “Troppo pesante il bilancio politico della crisi”, commenta.

E infine, la crisi ritorna a galla a settembre, quando Ciucchi si dimette e il PSI annuncia l’uscita dalla maggioranza. “Per il bene del territorio – si legge nella nota – il Psi sceglie di fare ‘L’ULTIMO PASSO INDIETRO’ lasciando totale autonomia di manovra alla maggioranza, che potrà governare assumendosi, da qui in avanti, tutti i ‘meriti’ e anche tutti i ‘demeriti’ di una capacità amministrativa che sarà valutata dai soli giudici che contino, ovvero i cittadini di Figline e Incisa”. I socialisti annunciano anche che i propri consiglieri (che sono sempre due, Sarri e Cencetti, entrata in Consiglio per surroga di Ciucchi quando questo è stato nominato vicesindaco) voteranno d’ora in poi secondo coscienza e senso di responsabilità.

Il sindaco Pianigiani, al Consiglio comunale di settembre, prende la parola e afferma: “Dopo due crisi politiche in meno di un anno e mezzo, tutte le responsabilità sono ricondotte alla mia persona o al PD: ma vorrei ricordare che ci siamo presentati insieme alle elezioni, e in questi mesi invece ho registrato un progressivo irrigidimento delle posizioni che non ha permesso reali condivisioni. Far parte di una squadra di governo richiede sacrificio e spirito di collaborazione. Mi auguro ora che prevalga il senso di responsabilità, e che non si decida di bloccare i lavori del Consiglio e dell’Amministrazione”. Ma probabilmente è già tardi. A ottobre il Consiglio non viene convocato, a novembre la seduta di ieri, mercoledì 19, mette in luce una situazione ormai evidente: con soli 8 consiglieri più il sindaco (la cui presenza non è conteggiata ai fini del numero legale) i numeri della maggioranza non sono sufficienti perché il Consiglio comunale si svolga. Le opposizioni, ieri, non si sono presentate in aula, un’assenza che è di fatto una chiara presa di posizione politica. Il PSI scrive che “questa consiliatura è terminata”.

Alla luce di tutto questo, stamani è arrivata la decisione finale del sindaco Valerio Pianigiani, che ha annunciato di aver rassegnato le proprie dimissioni. Domattina in una conferenza stampa spiegherà tutti i dettagli intorno a questa decisione. L’iter prevede ora che le sue dimissioni diventino irrevocabili solo venti giorni dopo la loro presentazione al consiglio. Alla scadenza dei venti giorni, si procederà allo scioglimento del consiglio comunale, con la nomina di un commissario prefettizio.

Glenda Venturini
Glenda Venturini
Capo redattore
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