04, Dicembre, 2024

Crisi economica da Covid: in Valdarno nel manifatturiero persi (potenzialmente) un terzo dei posti di lavoro

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Il rapporto dell’Irpet sull’impatto economico della pandemia sul settore manifatturiero evidenzia che in Toscana si sono potenzialmente persi (perché gran parte sono congelati dalla cassa integrazione e dal divieto di licenziamento) 64mila posti di lavoro. Nel distretto del sistema locale di Montevarchi la perdita è del 33%, più della media regionale (-25%)

Circa 64mila posti di lavori persi, o per meglio dire "congelati", in sette mesi nel comparto manifatturiero in Toscana, pari ad un profondo -25%. E nella sola zona distretto del sistema locale del lavoro di Montevarchi (e quindi più in generale in Valdarno) la perdita di posti di lavoro nel manifatturiero, seppur sempre in maniera potenziale, si attesta addirittura al -33%, quindi più pesante che a livello regionale. 

A fonrire queste cifre è il rapporto dell'Irpet "Barometro del Covd-19. Il lavoro nella manifattura", recentemente pubblicato. Un documento in cui viene stimato il numero di lavoratori che hanno, di fatto, smesso di essere attivi dal primo giorno del mese di marzo, fino all’ultima data osservabile che è il 30 settembre. Calcolando il numero di lavoratori attivi a marzo, e le ore di Cassa integrazione richiesta nell'arco dei sette mesi presi in considerazione, emerge una perdita di unità di lavoro equivalenti pari a 60mila unità. 

"Il congelamento del mercato del lavoro, quindi, si è tradotto nel fermare l’attività di 60mila lavoratori equivalenti, in attesa di tempi migliori", spiegano i ricercatori dell'Irpet, che aggiungono: "Se a questa cifra sommiamo il numero dei lavoratori cessati nel periodo, le unità di lavoro complessivamente osservate il 30 settembre 2020 sono 64mila in meno di quelle che avevamo ancora attive l’ultimo giorno del mese di febbraio. La Toscana in questi mesi ha, quindi, potenzialmente perso 64mila unità lavorative, di cui il 7% per effettiva cessazione e il 93% a causa di un’operazione di ibernazione, che è tutto da dimostrare possa essere rapidamente riassorbita".  

Meccaniche e metalli; pelle, cuoio, calzature; tessile; legno e mobili: sono questi i settori che hanno sofferto di più in termini assoluti, con le aziende costrette a ricorrere alla cassa integrazione e i posti di lavoro che sono stati, appunto, "congelati" anche per effetto del divieto di licenziamento introdotto dal Governo. A livello provinciale, l'area fiorentina perde quasi 23mila posti di lavoro; quella aretina, invece, quasi 9mila. 

Infine, a livello territoriale, il grafico del rapporto Irpet che illustra l'impatto sui sistemi locali del lavoro che più hanno sofferto della contrazione del volume complessivo, mette in evidenza la grande difficoltà delle imprese del manifatturiero in Valdarno, che segnano un valore più pesante in termini di perdita potenziale di unità di lavoro rispetto alla media regionale.  


 

Un quadro che fa riflettere sulle prospettive future anche a breve termine. "In prospettiva – si legge nelle conclusioni del documento – pesa sul futuro dell’industria una duplice preoccupazione: da un lato, l’incertezza comune a tutti i settori sulla evoluzione della pandemia; dall’altro, il timore di non essere in grado di riassorbire nei prossimi mesi i volumi di lavoro ibernati con la cassa integrazione. E’ questo un assillo esteso a tutto il sistema produttivo, ma che nell’industria, per il più accentuato ricorso agli ammortizzatori sociali, assume una connotazione di maggiore gravità. Fino ad oggi il blocco dei licenziamenti, in un comparto come questo, caratterizzato da una maggiore presenza di lavoro indeterminato, ha indotto le imprese a fronteggiare la caduta della produzione (-21% dall’avvio del lockdown ad oggi) con una massiccia riduzione di ore di lavoro. Il ritorno ad un normale funzionamento dei mercati, con la rimozione dei vincoli emergenziali, rischia di provocare un’ondata di licenziamenti che speriamo, invece, possa essere evitata da un miglioramento del quadro epidemiologico, ed il conseguente positivo riflesso sui consumi e la produzione".

Glenda Venturini
Glenda Venturini
Capo redattore

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