05, Ottobre, 2024

Covid-19, muore a 55 anni e la figlia lancia un appello: “Ci si ammala anche seguendo le regole”

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La mamma era una maestra della scuola Oriani di Reggello. E’ morta per Covid-19 il 22 novembre. La figlia pubblica anche gli ultimi messaggi per sensibilizzare chi ancora sottovaluta l’epidemia

Aveva 55 anni, un marito e due figli di 24 e 21 anni. Era un'insegnante della scuola Oriani di Reggello, conosciuta e stimata da tutti. Il 6 novembre si è sentita male ed è stata portata all'ospedale. Il 22 novembre è morta. La maestra Lucia è l'ennesima vittima del Covid-19. A raccontarne la storia è la figlia Eleonora con un post su Facebook. Il suo scopo non è quello di rendere noto lo strazio di una figlia che ha subìto il dolore incalcolabile della perdita di una madre, di un genitore, ma quello di sensibilizzare chi ancora sottovaluta la portata della pandemia, chi ancora non crede alla tragicità di Covid-19, chi rifiuta di capire che si può morire anche dopo aver rispettato le regole, anche se non colpite da patologie pregeresse, anche se si è giovani e pieni di vita.

Il post di Eleonora: "La mia mamma è morta il 22 novembre. Lucia aveva 55 anni. Lucia lascia un marito della stessa età e due figli, di 24 e 21 anni. Lucia stava bene poche settimane fa, quando, come ogni giorno, l'ho chiamata al telefono. Erano giorni che tossiva ininterrottamente. Mi ha detto: "Tesoro, scusami, ci sentiamo quando mi passa questa tosse". La nostra mamma non ce l'ha fatta. La nostra mamma è stata portata via con un'ambulanza il 6 novembre. Qualche giorno con il casco. Eravamo preoccupati, senza dubbio, ma sereni. La nostra mamma non aveva alcuna malattia pregressa. La nostra mamma stava bene. La nostra mamma aveva 55 anni".

"Un giorno è stata intubata. Eravamo positivi: faremo tutto quello che bisognerà fare, aspetteremo tutto il tempo che bisognerà aspettare. Dopo dieci giorni la tragica chiamata dall'ospedale: ci vuole un miracolo. Le fanno una terapia sperimentale, bisogna crederci e mandarle tanta forza, "il gioco di squadra di solito funziona" mi dice una dottoressa. È così. Migliora. Il primario è entusiasta, lo sono anche gli anestesisti, "che sono sempre i più cauti". La mattina di due giorni dopo chiamo il mio babbo, come sempre. Siamo felicissimi. Attacco, e mentre lo faccio penso: "Che cavolo però.. Aspettare le due per avere buone notizie è un po' una noia". L'ospedale chiama sempre di primo pomeriggio, una volta al giorno. Dopo 15 minuti ci chiamano il primario e l'ospedale. La nostra mamma ha avuto un tracollo nella notte. È morta".

"La ragione di questo post non è la nostra mamma. La nostra mamma che non doveva morire, la nostra mamma che poco più di un mese fa stava bene, la nostra mamma che era la persona più dolce del mondo, la nostra mamma che è morta a poco tempo dal vaccino, la nostra mamma che in quei tre giorni che non era sedata aveva diffuso così tanto amore che per tutti era "La Maestrina", la nostra mamma che piangono anche i medici, la nostra mamma sulla cui bara, gli stessi, hanno messo delle luci. La nostra mamma che non può lasciare alcun vuoto, tanto ci ha riempiti. La nostra mamma che non ha mai dato solo a noi tre".

"Il motivo è un altro: è l'uomo agitato in fila alla motorizzazione. Si mette la mascherina sotto il naso, sbuffa, se la sposta sul mento, sbuffa ancora, si muove nella stanza, allarga le braccia, soffia. Mi giro verso di lui, lo fisso. Lui mi guarda, io lo guardo. Sento qualcosa salire. Gira lo sguardo, continuo a fissarlo. Mi guarda, lo guardo. Non sono riuscita a dire niente, tanta era la rabbia. Non ce l'ho fatta. Dei negazionisti poi non me ne è mai fregato niente, tempo ed energie persi. Però leggere e sentire tanti contro il vaccino, non lo accetto. Non lo accetto e vi chiedo aiuto. Per favore, manteniamo alta l'attenzione, anche se siamo stufi delle distanze, delle limitazioni. Ci si ammala anche seguendo le regole".
 

 

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