04, Dicembre, 2024

Covid-19, la testimonianza di Luca Bagiardi: “L’aspetto più brutto è essere solo. Ringrazio tutti i medici e gli infermieri”

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Dopo 8 giorni a Ponte a Niccheri, l’isolamento domiciliare, la positività di tutta la famiglia e la morte della madre, Luca è tornato al lavoro ma non dimentica quanto passato

Otto giorni con l'ossigeno nel reparto Covid di Ponte a Niccheri, poi l'isolamento domiciliare, la positività della famiglia e la morte della madre: Luca Bagiardi, titolare del negozio di gastronomia del Matassino, nel comune di Figline Incisa, racconta la propria drammatica esperienza a causa del coronavirus. La sua storia, come accaduto anche in altre situazioni, vuol essere un monito e una sensibilizzazione verso coloro che ancora tendono a sminuire la portata di questa emergenza sanitaria. Ma vuol essere anche un ringraziamento per medici e infermieri che l'hanno curato e per la gente che gli ha dimostrato solidarietà e vicinanza.

Dopo tre giorni di febbre alta, dolori e difficoltà a respirare Luca è stato portato dall'ambulanza del 118 a Ponte a Niccheri nel reparto di Medicina A, trasformato in area Covid. "Sono rimasto 8 giorni attaccato all'ossigeno: mi hanno fatto gli antivirali, il cortisone, gli antibiotici, la calciparina. E' stata dura".

Il racconto di Luca continua con la voce rotta dall'emozione: "Io devo ringraziare i medici e gli infermieri del reparto, non è facile lavorare in quelle condizioni. Ho visto cadere svenuti infermieri per la stanchezza e per la difficoltà di operare con tutte le protezioni. Ho visto quattro persone morire senza avere nessuno parente accanto. Anche io ho perso mia madre così. Cadde in casa la domenica sera e la portarono all'ospedale. Risultò positiva al tampone nonnostante che non avesse sintomi. Ci siamo così ritrovati il lunedì nel pronto soccorso Covid a Ponte a Niccheri. In tredici giorni è morta". 

Dopo 8 giorni di ospedale è stato mandato a casa perchè aveva la possibilità di vivere separato dalla famiglia ma poco dopo sono risultate positive anche loro, moglie e figlia. Nonostante il dolore e la sofferenza fisica per il coronavirus Luca sottolinea quello che è l'aspetto più triste e duro da affrontare per chi si trova in un letto di ospedale per il Covid-19.

"La cosa più brutta è essere lì solo. Ci sono gli infermieri che ti aiutano ma sei solo. Per fortuna ci lasciavano il cellulare per comunicare con la famiglia. Il giorno del mio compleanno mi hanno fatto festeggiare con una torta ma senza candeline, mi hanno detto non si poteva: con tutto quell'ossigeno poteva essere pericoloso."

Cosa direstti alle persone che sembrano sminuire la portata dell'emergenza sanitaria? "Essere lì è triste. Li porterei a vadere dalle vetrate quale è la situazione". Adesso Luca sta meglio anche se occorrerà un mese o due perchè i polmoni possano tornare in salute. E' tornato al lavoro, ha riaperto insieme alla figlia il negozio. Sarà difficile l'esperienza che ha passato ancora per molto tempo. Prima di terminare l'intervista desidera però ringraziare ancora una volta medici e infermieri della Medicina A di Ponte e Niccheri e tutte le persone del Matassino e non che gli hanno dimostrato solidarietà e vicinanza. Anche con disegni e manifesti appesi alla saracinesca del negozio durante il suo ricovero all'ospedale.

Covid-19 sta mietendo tante vittime, da un punto di vista sanitario e da quello economico, ma sta mettendo in luce anche l'aspetto più positivo della natura umana: la solidarietà e il senso di ecomunità che, per fortuna, molti hanno ancora.

 

 

 

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