I banchini dell’associazione arriveranno nei prossimi giorni anche nei mercati del Valdarno aretino. In tutta la provincia secondo una indagine sono 100 ogni giorno i venditori abusivi, per un volume di affari che si orienta sui 13 milioni di euro
È stata presentata ad Arezzo ma arriverà anche in Valdarno aretino, la campagna di sensibilizzazione contro l’abusivismo nei mercati avviata da Anva Confesercenti con il contributo della Camera di Commercio di Arezzo. Un'azione di volantinaggio per scoraggiare i consumatori agli acquisti illegali e trasmettere la conoscenza dei reali rischi che i cittadini corrono a comprare merce dagli abusivi.
“È un problema serio – ha spiegato Mario Checcaglini, direttore di Confesercenti – che nasconde non solo concorrenza sleale e lavoro nero, ma anche fenomeni criminali. Dietro ad ogni acquisto c’è tra l’atro evasione fiscale, scarsa qualità dei prodotti e rischi per la salute di chi acquista. L’abusivismo è un reato e oltre a sensibilizzare gli utenti dei mercati a non incorrere nel rischio di vedersi elevare sanzioni, chiediamo alle amministrazioni comunali di tutta la Provincia di aumentare la presenza degli agenti della Polizia Municipale in occasione dei mercati settimanali”.
Non c'è solo il rischio di prendere una multa, per chi acquista dagli abusivi. Confesercenti punta l'attenzione anche alla tutela della salute dei consumatori. “I prodotti venduti illegalmente – spiega il presidente dell’Anva Confesercenti Andrea Ruzzu – sono fatti con materie prime scadenti, tossiche e non sicure. Acquistare dagli abusivi oltre ad alimentare illegalità, lavoro nero, contraffazione e sfruttamento, danneggia la salute dei consumatori”.
Secondo le indagini di Confesercenti il fenomeno, in tutta la provincia di Arezzo, sono 100 ogni giorno i venditori ambulanti abusivi, per un volume di affari che si orienta sui 13 milioni di euro, calcolati sulla base di una stima nazionale proiettata a livello provinciale. La crescita dell’abusivismo non danneggia solo le imprese, ma ha pesanti ricadute anche sul versante del fisco. “Se il fenomeno fosse azzerato – conclude il direttore Mario Checcaglini – si recupererebbero 6 milioni e mezzo di euro di entrate, nell'area aretina, che oggi sono di mancato gettito fiscale e contributivo ogni anno”.