Vallombrosa è un’ottima meta per sfuggire al caldo estivo, ma anche luogo ideale per chi ama le camminate in montagna. Il circuito delle cappelle è un percorso, di difficoltà bassa, che ripercorre la vita di San Giovanni Gualberto, fondatore dell’ordine dei Vallombrosani. Un cammino immersivo fra i boschi di Vallombrosa e ricco di storia e arte.
Le dieci cappelle nascondono una storia antica (erette fra il XVI e XVII secolo, ma qualcuna anche nel 1300) di fede cristiana. Il loro restauro risale, però, al 2006 quando Maria Teresa Ghinassi, allora presidente della Pro Loco Saltino Vallombrosa, e l’architetto Gerolama Tamborrino, ex responsabile capo urbanistica di Reggello, decisero di riportare in vita le Cappelle e di collegarle tramite un percorso. Le cappelle, oltre ad essere importanti per il patrimonio artistico, sono la testimonianza religiosa della fondazione di Vallombrosa stessa.
Ci siamo recate a Vallombrosa per conoscere la storia di quattro particolari cappelle. Ecco le vicende che si nascondono fra i boschi vallombrosani.
CAPPELLA DEL FAGGIO SANTO
La Cappella si erge sulla strada che sale verso la Secchieta ed è molto vicina al Paradisino. Secondo la leggenda, nel lontano marzo 1036 San Giovanni Gualberto per ripararsi da una forte tempesta, durante la sua fuga da Firenze, trovò riparo sotto questo immenso faggio. Una volta riparato, San Giovanni Gualberto si addormentò e la mattina seguente si accorse che era asciutto, sebbene la forte pioggia, infatti la chioma del faggio si era improvvisamente riempita di foglie e i rami si erano piegati per coprire il corpo dell’uomo. La leggenda confina, inoltre, con una curiosità: proprio quel faggio è solito fiorire con almeno venti giorni di anticipo rispetto agli altri esemplari. San Giovanni Gualberto, rimasto stupito, decise così di fermarsi in quel luogo e di fondare l’ordine dei Vallombrosani, ancora in vita oggi. Il faggio in questione si erge ancora accanto alla Cappella ed è il primo a fiorire in primavera e l’ultimo a perdere le foglie in autunno.
CAPPELLA DI SAN TORELLO
Altra tappa è la Cappella dedicata a San Torello di Poppi. Essa si trova adiacente all’Abbazia ed è stata eretta in questo luogo perchè San Giovanni Gualberto qui vi incontrò due eremiti, Guntelmo e Paolo. Questi, infatti, avevano edificato vicino a questa fonte un primitivo luogo di preghiera e clausura. Inoltre, questa cappella veniva usata come oratorio per le donne che ai tempi non potevano accedere nelle chiesa principale.
CAPPELLA DI SAN GIROLAMO
Questa Cappella è la prima che si trova venendo dal Valdarno, quasi davanti al famoso “Pratone” di Vallombrosa. Essa venne costruita nel 1606, in pieno clima di Controriforma e quindi di fervore cattolico, e dedicata agli Abbati del passato e a quelli che sarebbero giunti presso l’Abbazia. Infatti, è la prima cappella in cui ci si imbatte prima di iniziare il percorso, ma anche nell’ultima una volta completato il percorso. Nel secolo successivo, venne dedicata a San Girolamo.
MASSO DEL DIAVOLO
Una volta sorpassata l’antica ghiacciaia, antistante all’Abbazia, il Circuito delle Cappelle prosegue attraversando il “fosso dei bruciati” verso la cappella Masso del diavolo, arroccata su un’aspra roccia. Questo appellativo è legato a un vicenda capitata a un discepolo di San Giovanni Gualberto, che in procinto di abbandonare l’Ordine vallombrosano, giunse su questa altura che offre una vista panoramica su Vallombrosa. Qui il giovane, la leggenda racconta, incontrò il diavolo in persona, che lo indusse a gettarsi dalla rupe suicidandosi. Una scritta in latino all’interno della cappella ricorda la vicenda e ammonisce i futuri visitatori:
Disce viator qua incedas via te faciant aliena pericula cautum.
Impara, o viaggiatore, a guardarti da pericoli strani sulla strada che percorri.