17, Novembre, 2024

Burkina Faso: meta della solidarietà di molti valdarnesi. Il racconto di Adria Gauni di Valdafrica

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Valdafrica nasce nel 2012 dopo sei anni di viaggi da parte di alcuni valdarnesi in Burkina Faso. E proprio nello stato dell’Africa occidentale l’associazione ha portato avanti vari progetti. Adria Gauni, legata a quella terra, racconta la situazione che si è creata

"Noi di Valdafrica continueremo a seguire momento per momento le sorti di questa fase storica per il Burkina Faso, dove abbiamo progetti di cooperazione da ormai 8 anni, e a darne notizie. I nostri amici Maria Teresa Gualandi e Enrico Spinelli, del Movimento Shalom di Prato, con i quali lavoriamo da anni e con i quali siamo in contatto, continuano a tenerci informati". Così Adria Gauni, sottolinea l'attaccamento profondo allo stato dell'Africa occidentale e ai suoi abitanti e l'attenzione rivolta in questi giorni alle vicende che lo stanno caratterizzando.



Adria Gauni insieme ad altri valdarnesi, dopo sei anni di viaggi e di aiuti portati in Burkina Faso, nel 2012 ha dato vita all'associazione Valdafrica. L'obiettivo è sempre stato quello di rendere autonome quelle popolazioni. Tre le strutture con le quali l'associazione collabora:  l'orfanotrofio di Gouiloungou, quello di Dedougou e la casa di accoglienza per minori in difficoltà a Nounà. I progetti sono finanziati con cene di solidarietà, tesseramento, mercatini, donazioni, spettacoli e con il sostegno a distanza.

Alla luce della vicenda che sta coinvolgendo anche Giampaolo Camici, arrivato giovedì nello stato dell'Africa occidentale per portare aiuti e bloccato nella missione a tre chilometri dall'aeroporto, abbiamo chiesto ad Adria Gauni di spiegarci e farci comprendere cosa sta accadendo in Burkina Faso.

"Dal 30 di ottobre, chiunque cooperi con o semplicemente ami il Burkina Faso, e il suo straordinario popolo, bello e fiero, non si stacca dai siti di informazione locale e internazionale e dal telefono, per cercare di contattare gli amici che sono sul posto: i burkinabè, con una dimostrazione di piazza senza precedenti, che ha coinvolto più di un milione di persone, hanno costretto alle dimissioni e alla fuga dal paese il presidente Blaise Compaoré, in carica dal 1987. Compaoré salì al potere dopo l’ assassinio di Thomas Sankarà, una delle figure chiave della storia del Burkina Faso e dell’Africa intera; chi ha un amico africano, gli chieda di parlare di Sankarà: gli si illumineranno gli occhi, e lo avrete conquistato".

"Blaise Compaoré è il presidente – padrone del Burkina Faso dal 1987, ben 27 anni. In quell’anno, il quinto della presidenza Sankarà, Blaise Compaoré, spalleggiato dai signori della guerra dell'area, il liberiano Charles Taylor e IdrissDéby, da ventiquattro anni incontrastato presidente del Ciad, con il sostegno finanziario di Francia, Libia e Stati Uniti, salì al potere dopo un cruento colpo di Stato, durante il quale Sankarà fu ucciso, presumibilmente per mano dello stesso Compaoré, del quale era stato amico fraterno e stretto collaboratore. Sankarà aveva solo 38 anni, e alle spalle 5 anni di governo che avrebbero cominciato a cambiare volto al paese e avrebbero potuto forse cambiare per sempre le sorti di un continente intero, liberandolo dalla sudditanza post- colonialista".

"Ma l’Occidente non poteva permettere che in Africa qualcuno invitasse il proprio popolo all’autodeterminazione. Dai discorsi di Sankará: “L’imperialismo, attraverso le multinazionali, il grande capitale e la potenza economica è un mostro senza pietà, dotato di artigli, corna e denti velenosi. È spietato e senza cuore”; “Per l’imperialismo è più importante dominarci culturalmente che militarmente. (…) Il nostro compito consiste nel decolonizzare la nostra mentalità”, “Imperialismo, un sistema di sfruttamento che non si presenta solo nella forma brutale di coloro che con dei cannoni vengono ad occupare un territorio, ma più spesso si manifesta in forme più sottili, un prestito, un aiuto alimentare, un ricatto. Noi stiamo combattendo il sistema che consente ad un pugno di uomini sulla terra di dirigere tutta l’umanità.” 

"Compaoré fu eletto presidente nel 1991 (attenzione: percentuale di suffragio: 27%, dato da tenere presente per capire come siano andate le cose negli anni a venire….). Nel 1998 fu rieletto per la prima volta. Nell'agosto 2005 annunciò l'intenzione di candidarsi alle successive elezioni presidenziali. L’opposizione contesta questa candidatura, a causa di un emendamento del 2000 che limitava ad un massimo di due mandati presidenziali e ne riduceva la durata da sette a cinque anni, impedendo così a Compaoré di candidarsi per un terzo mandato".

"Nonostante le obiezioni dell'opposizione, nell'ottobre 2005 la Corte Costituzionale stabilì che, dato che Compaoré era il Presidente in carica nel 2000, l'emendamento non poteva essere applicato retroattivamente. Nel 2005 Compaoré fu rieletto presidente e poi di nuovo nel 2010, ma sempre con percentuali di votanti ridotte all’osso E qui veniamo agli avvenimenti di questi giorni: nel 2015 ci saranno nuove elezioni, e di nuovo Compaoré ha tentato di forzare la mano".

"Il 30 ottobre era in discussione un nuovo emendamento, che questa volta avrebbe impedito a Compaorè di ricandidarsi, e che ovviamente sarebbe stato bocciato, dalla maggioranza che lo sosteneva. Ma non c’è stata alcuna votazione: il popolo burkinabè ha occupato il Parlamento e la Tv di Stato. E l’esercito lo ha appoggiato. A difendere il presidente solo la guardia presidenziale, composta però in prevalenza da mercenari ghanesi, mentre l’esercito si è schierato con il popolo".

"Ci sono stati scontri con la guardia presidenziale, e 30 persone hanno perso la vita. Ma Compaorè ha capitolato ed è fuggito in Costa d’ Avorio. Il popolo burkinabé aspettava questo riscatto da 27 anni, e adesso tutte le strade sono aperte, purtroppo però anche quelle di una svolta odiosa; dopo le dimissioni del presidente padrone, il primo ad autoproclamarsi reggente (ndr. per un periodo di 90 giorni, prima delle elezioni) è stato il comandante dello stato maggiore dell’esercito, Traorè. A poche ore di distanza, si autoproclama reggente Zaida, portavoce dell’ esercito e secondo della guardia presidenziale e sulle strade e sulle piazze della capitale, già ripulite e riportata in poche ore alla normalità grazie al lavoro di un popolo intero, si è tornati a manifestare. Poche ore fa, la svolta: sembra che l’opposizione, che ha guidato la rivolta, sia riuscita a riprendere le redini politiche e a imporre la numero uno del principale partito d’opposizione, Saran Serem, come presidente reggente. Ma la situazione resta fluida e incerta".

 

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