Secondo quanto riferito dall’Ansa, l’indagine partita dalla denuncia di una madre si sarebbe poi concentrata su alcuni disegni dei bambini che, all’epoca dei fatti, frequentavano un asilo del territorio del comune di Montevarchi. L’avvocato Raffaello Falagiani, difensore dell’uomo, spiega però che né le telecamere né i microfoni installati nell’asilo hanno fornito elementi utili
Sarà il Gip, il prossimo 3 febbraio, a stabilire se il bidello 51enne di un asilo del comune di Montevarchi debba finire a processo. Su di lui le accuse sono pesanti, e si riferiscono a fatti avvenuti due anni e mezzo fa: abusi di natura sessuale su alcuni bambini, una decina in tutto. Ed è a questa conclusione che sono arrivate le indagini, ora chiuse con la richiesta da parte del Pm Ersilia Spena del rinvio a giudizio.
Indagini partite dalla denuncia di una famiglia di una bambina, e che si sono poi allargate ad altri bimbi. Tra le prove, ci sono tanti disegni dei piccoli, che raffigurerebbero proprio le violenze subìte all'asilo, situato nel territorio montevarchino.
Ma l'avvocato Raffaello Falagiani, difensore del bidello, all'Ansa precisa: "Non c'è nessun'altra prova obiettiva della colpevolezza del mio cliente, le telecamere e i microfoni piazzati nell'asilo non hanno fornito alcun elemento utile e anche nella perquisizione del computer del bidello non è emerso niente di compromettente".