05, Novembre, 2024

Anticorpi monoclonali, al San Donato curati 163 pazienti considerati a rischio

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La terapia va somministrata nei primissimi giorni dall’insorgenza dei sintomi, perch sia efficace: Arezzo prima in Toscana con 163 pazienti curati con i monoclonali. Danilo Tacconi, direttore Malattie Infettive Ospedale San Donato: Una grandissima risorsa per i pazienti a rischio nelle prime fasi della malattia

Il San Donato di Arezzo, ospedale di riferimento per la cura del covid anche per il Valdarno aretino, è il primo ospedale in Toscana per numero di pazienti Covid curati con anticorpi monoclonali, una terapia che ha l’obiettivo di evitare complicanze in pazienti che hanno l’infezione da Sars-Cov2 e che allo stesso tempo hanno delle patologie croniche che ne potrebbero favorire un evoluzione sfavorevole.

“I 163 pazienti trattati con monoclonali presso l’ambulatorio di Malattie Infettive dell’Ospedale San Donato – spiega il direttore dottor Danilo Tacconi – oltre al Covid-19 presentavano altre patologie croniche previste dal protocolla AIFA  e per le quali potevano essere candidabili a tale trattamento, che ha consentito sicuramente di evitare una discreta parte di ricoveri a questi pazienti. L’integrazione, già presente da tempo, del territorio (USCA, Medici di Medicina Generale, 118) e il resto dell’Ospedale, ha consentito di avere il numero più elevato di pazienti trattati con tale farmaco di tutta la Toscana". 

"Gli anticorpi – spiega il dottor Tacconi – sono somministrati entro i primi dieci giorni di insorgenza dei sintomi, meglio ancora se avviene nei primi cinque, e contrastano con efficacia l’effetto del virus che poi potrebbe innescare quella reazione infiammatoria che spesso porta al ricovero dei pazienti. Fornendo una sufficiente quantità di anticorpi specifici contro la proteina spike, l’azione dei monoclonali è  quella di neutralizzare il virus ed evitare la reazione infiammatoria. Esiste inoltre, anche se ancora non approvata come indicazione, un'ipotesi di utilizzo precoce per pazienti esposti al virus (ad esempio contatti con familiari o colleghi positivi) anche se ancora non infettati, ma che hanno patologie di base molto importanti (trapiantati o pazienti in trattamento chemioterapico) al fine di un uso di tipo profilattico/preventivo". 

"Tornando all’aspetto organizzativo che ha portato ai numeri sopracitati – continua Tacconi – esiste un percorso specifico di presa in carico dei pazienti che risultano positivi al tampone per Sars-Cov2: vengono contattati dalle USCA e in base agli approfondimenti fatti se emerge il fatto che questi stessi appartengono a specifiche categorie a rischio di sviluppo complicanze, sono immediatamente segnalati al reparto di malattie infettive che ha istituito uno specifico ambulatorio attivo tutti i giorni, dove il giorno successivo il paziente si reca (attraverso un percorso dedicato e sicuro) per  la somministrazione endovenosa del farmaco e l’osservazione successiva di 1 ora per poi essere rinviato al proprio domicilio.”

Oltre questa tipologia di trattamento, approvato da AIFA ed entrato nella routine delle terapie contro il Covid, il reparto di Malattie infettive dell'Ospedale San Donato di Arezzo, è stato inserito tra i centri  per  la sperimentazione di un altro tipo di anticorpo monoclonale del gruppo di ricerca della Fondazione Toscana Life Sciences, coordinata dal professore Rino Rappuoli.

“Questa è una fase strategica della pandemia – conclude il dott. Danilo Tacconi – e vorrei lanciare un appello a tutti affinchè ci sia buon senso e responsabilità nei comportamenti e nella vita sociale. Oggi, fortunatamente abbiamo armi straordinarie per combattere il Covid come i vaccini, gli anticorpi monoclonali ed una  migliore conoscenza della malattia. Non dobbiamo perdere questa opportunità.”

Glenda Venturini
Glenda Venturini
Capo redattore

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