Pazienza, precisione, manualità e soprattutto passione per realizzare preziosi e bellissimi lavori. Due sorelle ricamatrici di Ambra raccontano il mestiere imparato dalla madre Adriana
Ago e filo, due semplici strumenti per un’arte pregiata: quella del ricamo a mano. Anna Maria e Gilda Cappetti sono due sorelle nate e vissute da sempre ad Ambra, hanno ereditato dalla mamma Adriana i segreti di questo mestiere, un lavoro antico, delicato e prezioso, tramandato da generazioni. Una di quelle attività che si svolgeva soprattutto a casa.
“Lenzuola, tende, federe, tovaglie, asciugamani, corredi e centrini per i mobili: questo era quello che si ricamava. Un lavoro lungo, richiedeva tante ore con precisione e attenzione” – raccontano Anna Maria e Gilda – “Sempre a fianco di mamma, che era bravissima: fin da bambine ci affascinava guardare le sue mani mentre lavorano e così ci siamo sedute vicino a lei per imparare. A dieci anni sapevamo già tenere l’ago in mano, per anni abbiamo ricamato tutte e tre insieme”.
Punto a erba, punto sodo, punto croce, all’inglese, traforato e intaglio sono alcune tecniche che permettono di realizzare un lavoro molto raffinato. “Il necessario era la stoffa, poi la carta calcante e velina per ricamare seguendo il disegno scelto”, spiega Anna Maria. Anni fa qualche commissione arrivava anche da alcune industrie locali, ma la loro bottega è sempre stata all’interno delle mura casalinghe.
Il ricordo del talento nelle mani di mamma Adriana ancora le commuove: “Era lei l’artista, chiudeva gli occhi e pensava a nuovi disegni da ricamare: ogni prezioso insegnamento lo dobbiamo a lei”. Tecnica e soprattutto passione, “fondamentale per questo lavoro come penso per tutti: anche quella tramandata da mamma. Saper ricamare è un mestiere per la realizzazione di forme di arte bella, che viene anche riscoperta: ancora oggi le persone rimangono affascinate a vedere lavori come questi, con lenzuola, tovaglie e tende esposte nei mercatini artigianali e delle piccole fiere di paese” aggiunge Gilda mentre mostra alcune delle ricchezze lavorate a mano che ancora custodisce in casa.
“Negli anni purtroppo poi quello che guadagnavamo non bastava, io sono andata a lavorare anche alla Toscana Tabacchi”, racconta Anna Maria. “Non tutti comprendevano quanto lavoro c’era dietro alle nostre realizzazioni” – le fa eco Gilda – “Spesso non veniva considerato per quanto valeva in realtà: si lavorava molto, tante ore al giorno ma per guadagnare poco”. Poi la concorrenza delle macchine creò ulteriori riduzioni nelle richieste, perché “realizzavano con costi minori e il risultato piaceva, anche se in realtà non era possibile paragonarlo ai lavori a mano”.
Come si fa a tramandare questo mestiere? “È sempre più difficile, è una di quelle attività preziose e belle da vedere, ma che rischiano di sparire. Adesso, complice l’età e qualche noia fisica, non ricamiamo quasi più”. Di apprendiste o ragazze negli anni non ce ne sono state, difficili da trovare. Per essere una ricamatrice ci vuole manualità, pazienza e interesse. Caratteristiche che è raro trovare nelle nuove generazioni.