25, Dicembre, 2024

Acque destinate alla potabilizzazione, i dati valdarnesi sono tragici. E a Matassino è record di sostanze rilevate

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Il rapporto di Arpat conferma i pessimi dati degli anni passati: le acque grezze utilizzate per la potabilizzazione in Valdarno sono pessime. A Matassino è allarme per i pesticidi: 33 sostanze attive rinvenute, record negativo a livello regionale. Situazione preoccupante anche a Cavriglia.

Altro che oro blu. L’acqua valdarnese che viene utilizzata per la potabilizzazione è in larga parte di pessima qualità, e Matassino ha un triste primato regionale per il numero di fitofarmaci rinvenuti nelle analisi.

E’ quanto emerge dalla pubblicazione annuale di Arpat “Monitoraggio della acque superficiali destinale alla produzione di acqua potabile”, che evidenzia una situazione pressoché immutata rispetto all'anno scorso, con dati allarmanti per tutta la Regione.

Sono 33 le sostanze attive rinvenute nell’Arno a Matassino nel triennio 2013-15, con la presenza di Ampa, Boscalil,Glisolfate e Metolaclor-S che destano preoccupazione.

“Nell'ultimo biennio in Toscana si è rilevata presenza di glifosate e/o del suo metabolita AMPA nelle acque in oltre il 60% dei campioni analizzati con punte di concentrazione anche elevate (> 1µg/L) – scrive Arpat –  Il glifosate da diversi anni è la sostanza attiva più venduta in Italia ed in Toscana, se si eccettuano lo zolfo e i composti rameici. Oltre che in campo agricolo, il prodotto risulta impiegato per usi civili (diserbo strade, autostrade, ferrovie). Una recente Delibera della Regione Toscana ha vietato questo secondo tipo di utilizzo, salvo deroghe in casi eccezionali”.

Ma non è solo Matassino il problema. Arpat classifica attraverso le analisi ogni punto in categorie decrescenti, A1, A2, A3 e SubA3. Le acque valdarnesi sono tutte nella categoria A3 (per la quale è necessario il “trattamento fisico e chimico spinto, affinazione e disinfezione”), e subA3  che oltre al trattamento, necessita di un’autorizzazione provvisoria da parte della Regione. Acque di categorie più basse richiedono processi di potabilizzazione e trattamenti sempre più spinti.

In  Valdarno numerose sono le stazioni di campionamento classificate nella categoria Sub A3. Oltre a Matassino, Tregli (Cavriglia), Lago Enel Allori e Lago Enel Castelnuovo, Fiume Arno Laterina, Torrente Trana a Reggello.Gli altri sono tutti in categoria A3: Pozza ai Diavoli (Cavriglia), Campiano (Pian di Scò), Carpine (Montevarchi), Torrente Chiesimone (Reggello), Torrente Marnia (Reggello), Ponte Macereto e Borro Sant’Antonio (Reggello), Fosso Trana presa di Rossulli (Reggello).
 
E proprio sui fitofarmaci Arpat sottolinea: “Anche se i risultati si riferiscono ad analisi condotte sulle acque “grezze” che normalmente sono sottoposte a specifici trattamenti di potabilizzazione prima della loro immissione nella rete acquedottistica, non vanno tuttavia sottovalutati e devono indurre da un lato, a valutare azioni preventive per garantire un uso sostenibile dei prodotti fitosanitari, dall’altro a mantenere un grado di controllo elevato sulla qualità dell’acqua erogata da parte dei Gestori del Servizio Idrico Integrato e delle Aziende sanitarie locali, che sono i soggetti deputati a diverso titolo a garantire la verifica del rispetto dei limiti di legge nell’acqua all’utenza”.

Ma il problema è rappresentato anche dal rispetto delle normative: "I risultati ottenuti dal monitoraggio ripropongono il tema della disciplina delle aree di salvaguardia delle acque superficiali destinate al consumo umano di cui all’articolo 94 del D.Lgs. 152/2006 che fissa una zona di rispetto di 200 m dal punto di captazione, nelle quali l’uso di prodotti fitosanitari sarebbe vietato o quanto meno da disciplinare secondo specifici piani di utilizzo".

"In Toscana – conclude Arpat – alcuni punti di captazione sono caratterizzati dalla presenza di attività agricole entro la fascia di rispetto dei 200 m e gli esiti del monitoraggio, sembrano confermare che in questi casi il rischio di contaminazione delle acque da parte dei pesticidi è alto e si rendono pertanto necessari 25 interventi di prevenzione e di mitigazione, in mancanza dei quali sarebbe da valutare la revoca d’uso per la produzione di acqua potabile". 

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