24, Novembre, 2024

Tre mesi senza piogge, le preoccupazioni di coltivatori e agricoltori. “Situazione critica, che si somma ai pesanti costi energetici”

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Più di tre mesi senza che le piogge si siano fatte vedere in modo consistente sul territorio valdarnese. Le stazioni pluviometriche della rete regionale presenti in Valdarno (presenti ad esempio a Incisa, Pian di Scò, Terranuova e Montevarchi) segnalano ad esempio una giornata di pioggia lo scorso 25 febbraio, ma una sola giornata e con appena 5-6 millimetri, quindi di scarsa rilevanza. Una situazione che in parte riflette quella nazionale (in Pianura Padana le criticità sono ancora maggiori) e che comincia a far preoccupare agricoltori e coltivatori, che oggi devono fare i conti non soltanto con la mancanza di irrigazione naturale ma anche con i costi energetici che pesano sulle produzioni.

“Sono quasi cento giorni che non sta piovendo in maniera significativa in Valdarno – spiega Aberto Fattorini, Responsabile per Coldiretti Arezzo dell’Area Valdarno – e questo genera ovviamente un po’ di preoccupazione. La nostra zona è vocata in particolare alle colture di vite e olivo, e da questo punto di vista le preoccupazioni per la siccità sono più a lungo termine, perché in questo periodo dell’anno la mancanza di piogge crea meno problemi rispetto ad altre tipologie di coltivazioni. Chi ne risente di più, adesso, sono le colture erbacee, il grano seminato a novembre, i prati pascolo, gli erbai: sono quelli più a repentaglio per la crisi idrica. Ma se la mancanza di precipitazioni perdura i danni saranno più estesi”.

Le conseguenze di questo lungo periodo senza piogge si vedono anche a occhio nudo, ormai: il lago di San Cipriano, ad esempio, è ad un livello estremamente basso, e lo stesso si può dire per l’invaso di Bandella a monte della Diga di Levane. Inoltre l’intero territorio è arido e secco, senza contare i rischi che questo comporta per il rischio incendi (e infatti la Toscana ha prolungato ancora il divieto di abbruciamento fino al 3 aprile).

La criticità climatica si somma, in questo momento, a quella legata al costo dell’energia: “Un incremento dei costi – aggiunge Fattorini – che sta pesando in maniera particolare su quei settori che hanno più bisogno di energia, penso al settore dell’ortoflorovivaismo ad esempio, che in questo momento è nel clou della stagione: le temperature si sono abbassate e c’è bisogno di scaldare le serre, e questo comporta spese importanti, con un incremento anche vertiginoso. Vedremo se il credito d’imposta introdotto con il nuovo decreto potrà dare una mano a queste imprese particolarmente ‘energivore’. Infine, un altro problema che si sta verificando è l’incremento del costo delle materie prime e qualche prima difficoltà nel reperire ad esempio alcuni concimi, questo in conseguenza delle problematiche dovute al conflitto in corso”.

 

 

(immagine di repertorio)

Glenda Venturini
Glenda Venturini
Capo redattore

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