In 8 anni di studio, nel territorio della Asl10 sono stati 55 i tumori ai seni nasali evidenziati: ben 15 dovuti all’esposizione alle polveri del legno, in laboratori anche di tipo artigianale. Mentre altri 10 sono riconducibili alle lavorazioni calzaturiere. Partita una campagna di prevenzione nelle aziende
L'allarme viene da uno studio portato avanti dalla Asl10 di Firenze (che comprende anche il Valdarno fiorentino) nel periodo tra il 2005 e il 2013, attraverso due distinte ricerche: la conclusione è che emerge una chiara incidenza percentuale di tumore del seno nasale in specifici settori produttivi come nelle lavorazioni del legno: falegnamerie, mobilifici, restauri, che sul territorio preso in esame rappresentano una realtà artigianale di non poco conto.
In sostanza, chi per lavoro respira polveri del legno è esposto ad ammalarsi di questa particolare tipologia tumorale, relativamente rara se paragonata ai numeri della popolazione in generale: "Ma pur sempre di tumore si parla", sottolinea la Asl. E la correlazione non è solo nel settore della alvorazione del legno: sui 55 casi riscontrati in otto anni, infatti, 15 risultano legati alle polveri di legno; altri 10, invece, sono riconducibili alle lavorazioni calzaturiere. E anche questo settore, in particolare in Valdarno fiorentino, ha un'importanza strategica.
Lo studio portato avanti dall'Azienda sanitaria si è concentrato non solo sulle correlazioni fra attività professionale e insorgenza dei tumori, ma ha portato avanti anche una campagna di sensibilizzazione e di prevenzione. Nella prima fase, il servizio di prevenzione, igiene e sicurezza nei luoghi di lavoro dell’Azienda sanitaria di Firenze ha svolto sopralluoghi in 468 aziende artigianali di lavorazione del legno.
In una seconda fase, su un campione selezionato di 5 aziende, è stata condotta una più approfondita indagine nel periodo 2009-2013 mirata a raccogliere dati raffrontabili con quelli ricavati dal Registro tumori della Regione Toscana nel quadriennio 2005-2008: in questo periodo i tumori dei seni nasali erano stati 19, di cui 9 correlati con certezza ad esposizione professionale. L’andamento è risultato analogo a quello rilevato appunto con la nuova indagine.
La ricerca ha evidenziato una elevata esposizione dei lavoratori a polveri aerodisperse, con massimi di concentrazione oltre l’attuale limite stabilito dalla normativa italiana (5 mg/mc). Anche l’esperienza diretta, compiuta nell’attività quotidiana di vigilanza, ha messo in luce la frequente presenza nel comparto di carenze igienico-ambientali, specie nelle numerose piccole realtà artigiane. La ricerca ha inoltre condotto ad ipotizzare un rapporto causale tra polveri di legno e neoplasie polmonari, patologie come riniti o asme bronchiali, e perfino dermatiti.
Per questo la Asl10 ha avviato gli interventi mirati a favorire il contenimento dell’esposizione a polveri di legno: si è pensato, in sostanza, ad informare aziende e lavoratori, alzando così il livello di conoscenza e consapevolezza del rischio di contrarre patologie con l’inalazione di polveri di legno, privilegiando gli aspetti informativi rispetto a quelli repressivi, mirando all’aumento della consapevolezza di tutti i soggetti coinvolti, tenendo soprattutto conto delle dimensioni di micro-impresa che caratterizzano il comparto del legno.