A Davis, una ventina di chilometri ad ovest di Sacramento, vive Tommaso Patriarchi. Reggellese, si è diplomato al liceo scientifico Vasari per poi intraprendere una brillante carriera universitaria nel ramo delle biotecnologie: “Sto svolgendo il dottorato di ricerca presso l’università di Siena ed allo stesso tempo lavoro nel laboratorio di Davis su progetti in comune che riguardano i meccanismi molecolari dell’autismo e della sindrome di Rett”. Tommaso racconta la sua California
Non c’è Stato che più della California rappresenti l’incarnazione del sogno americano. Qui, a Davis, una ventina di chilometri ad ovest di Sacramento, vive Tommaso Patriarchi. Reggellese, si è diplomato al liceo scientifico Vasari per poi intraprendere una brillante carriera universitaria iniziata in Toscana e completata negli Usa.
“Sono arrivato a Davis quattro anni fa, inizialmente per sei mesi, con l’obiettivo di svolgere un progetto per la mia tesi di Laurea Magistrale in Pharmaceutical Biotechnology: un corso sperimentale totalmente in inglese dell’Università di Siena. Il professore con cui ho lavorato mi ha voluto tenere con sé e mi ha offerto una posizione come assistente di ricerca” racconta Tommaso, 27 anni e una carriera avviata in America.
Ma i legami con l’Italia sono tutt’altro che recisi: “Avevo intenzione di continuare la mia carriera universitaria con un Dottorato (PhD) ed ho trovato la soluzione ideale: una collaborazione tra le due università di Davis e Siena, grazie alla quale sto svolgendo il dottorato presso l’università di Siena ed allo stesso tempo lavoro nel laboratorio di Davis su progetti in comune che riguardano i meccanismi molecolari dell’autismo e della sindrome di Rett”.
“Come risultato di questa unione di forze – sottolinea – siamo già riusciti a pubblicare un articolo sul giornale europeo di genetica umana (European Journal of Human Genetics) ed un alto articolo è in preparazione. In aggiunta, sono riuscito a portare avanti molti altri progetti che sono già stati pubblicati ed uno in particolare è adesso in revisione su Cell, una delle riviste scientifiche più autorevoli ed importanti nel mio settore”.
Tommaso Patriarchi si dice “soddisfatto”: “In California la qualità della vita è molto alta, anche se dipende molto da dove vivi. Gli stipendi standard qua sono molto più alti che in Europa ed il costo della vita varia da zona a zona. La città di Davis, dove sono adesso, è veramente il massimo. Di 60mila abitanti, 30mila sono studenti universitari, il che rende la vita sia di giorno che di notte molto interessante. Ci sono piste ciclabili ovunque e tutti si muovono in bicicletta. Inoltre, ci sono tantissimi parchi, ristoranti etnici e caffetterie: è impossibile annoiarsi”.
La sua giornata tipo è interamente in laboratorio: “Arrivare è facile con la bicicletta, mezz’ora attraverso parchi ed il campus universitario. In laboratorio, in generale spendo metà del tempo a pianificare e fare esperimenti e, nella rimanente metà, lavoro al computer per elaborare i risultati e scrivere articoli. Ambientarsi qui è facile, anche perché non mancano certo le persone e le opportunità per spendere il tempo libero in compagnia. E per quanto riguarda la cucina mi salvo, perché so cucinare”.
Li chiamano, talvolta anche superficialmente, “cervelli in fuga”. Lui è felice della strada che ha intrapreso: “Sinceramente è difficile fare un confronto serio tra l’università italiana e quella californiana, perché in Italia ci sono università gioiello ed università di basso livello. La variabilità è molto elevata. Sicuramente l’università della California, divisa in 10 campus sparsi in tutto lo stato della California, è veramente ai massimi livelli di qualità sia a livello scientifico che non, ed è una struttura modello. Anzitutto, i valori su cui si fonda sono il mutuo rispetto e l’internazionalità delle persone. Le porte sono aperte a tutti, qualunque sia la loro provenienza, ciò che viene valutata è la qualità. Le strutture sono molto ben attrezzate e la burocrazia universitaria funziona molto bene. Le posizioni lavorative sono molto competitive e c’è una meritocrazia effettiva. Le università italiane hanno ancora alcuni laboratori molto produttivi e con personale di qualità, ma sappiamo bene il difficile momento che stanno vivendo. C’è molto da fare per mettersi in gioco e competere con gli altri Stati”.
“Non sto parlando solamente di stipendi adeguati, ma anche della sicurezza del lavoro, la disponibilità di fondi per la ricerca e gli investimenti per le strutture- prosegue – Qui è molto diverso. Solo un esempio: l’Istituto Medico Howard Hughes (HHMI, fondato negli anni 40 dall’omonimo industriale) ha speso e continua a spendere più di 700 milioni di dollari l’anno in ricerca negli Stati Uniti. Questi soldi vengono da investimenti finanziari che l’istituto gestisce ed i cui proventi vengono indirizzati nella ricerca, ed aumentano anziché diminuire con il passare del tempo anche grazie ai risultati del lavoro. Nel 2006 fu inaugurato un nuovo campus di ricerca chiamato Janelia Farm, completamente finanziato dal HHMI”.
Tommaso Patriarchi non ha dubbi sul proprio futuro: “Non appena terminerò il dottorato ho intenzione di rimanere in California per un postdoc, una posizione di ricerca per acquisire la formazione necessaria per diventare professore e dirigere io stesso un laboratorio”.
Le bellezze turistiche che consiglia:
“La città di Davis è in una posizione molto conveniente per il turismo, ad un’ora di macchina dalla baia di San Francisco e dal lago Tahoe, famosa destinazione sia per il turismo invernale, grazie alle sue stazioni sciistiche panoramiche e molto ben attrezzate, che estivo, grazie alle acque cristalline del lago glaciale. Oltre alle città di San Francisco e Berkeley, consiglio le bellezze paesaggistiche come Punta Reyes: un promontorio che si affaccia a strapiombo sul mare. Sulla scogliera c’è un faro dal quale si osservano le balene passare per la loro migrazione invernale verso il Messico”. Ma consiglia anche il monte Lassen: “un vulcano spento con zone geotermiche che rendono il panorama mozzafiato, così come la costa della California che va da Santa Cruz a Santa Barbara ed i parchi nazionali del Gran Canyon e degli Archi in Utah sono dei luoghi unici al mondo, dove il deserto assume sfumature e percorre distanze mai viste prima. Infine il parco nazionale dello Yosemite, paradiso naturale e meta preferita di scalatori professionisti da tutto il mondo. Quasi 4 milioni di persone lo visitano ogni anno: è un bacino montagnoso di granito con picchi fino a 4mila metri, sul quale girano indisturbati migliaia di orsi. E' l’animale simbolo della California ed è immortalato anche nella bandiera. Ad un’ora di distanza c'è il parco naturale delle sequoie, con l’esemplare più alto del mondo, conosciuto come il generale Grant”.