Intervengono Domenico Mangiola, Valentina Fontanelli, Lorenzo Sgherri, delegati Rsu Cobas P.I. Usl Toscana Centro ed Andrea Cal, esecutivo nazionale Federazione Cobas P.I.
Dopo la proclamazione dello stato di agitazione i Cobas chiedono un incontro urgente ai sindaci del Valdarno fiorentino per la questione Serristori.
Domenico Mangiola, Valentina Fontanelli, Lorenzo Sgherri, delegati Rsu Cobas P.I. Usl Toscana Centro ed Andrea Calò, esecutivo nazionale Federazione Cobas P.I: "Il 21 maggio 2021 l’assessore regionale alla Sanità ha presentato alla stampa locale un piano privo di una stesura pubblica formale e a suo dire condiviso dai Sindaci dei Comuni di Figline Incisa, Reggello, Rignano sull’Arno e dalla ASL Toscana Centro, circa la ripartenza del presidio ospedaliero Serristori post covid. Sulla base di detto piano come Cobas P.I. Usl Toscana Centro in data 24 maggio 2021 abbiamo richiesto all’assessore regionale alla sanità e ai Sindaci del Valdarno Fiorentino di rivedere tali scelte sul futuro del Serristori, non condividendo per le motivazioni sostenute in tutti questi anni: la soppressione del PS H24 in Punto di Primo Soccorso (PPS) a gestione del 118 in un territorio ad alta densità abitativa come è l’area del Valdarno fiortentino, della sub intensiva, il mancato adeguamento delle dotazioni organiche per le funzioni da assolvere, la creazione di un team unico di medici di medicina generale, chirurghi, ortopedici e anestesisti che si è dimostrato negli anni come questo modello organizzativo questo favorisca esclusivamente il presidio OSMA, motivo per il quale abbiamo chiesto personale vincolato come sede di servizio al presidio Serristori e il declassamento della Medicina B per la quale si prospetta una area di degenza a gestione dei medici di famiglia".
"Forte contrarietà è stata da noi espressa per le sorti dell’altra area di degenza Medica perché non corrisponde a vero che sia in atto un potenziamento della medicina interna perché si tratta di un declassamento come testimoniano atteggiamenti aziendali che ricondurrebbero la stessa a funzioni di assistenza di lunga degenza e a bassa intensità di cura con conseguente soppressione di tutta l’area critica del Serristori. Il 26 maggio 2021 l’azienda USL Toscana Centro ignorando il “cosiddetto piano” di rilancio dell’assessore regionale, i grandissimi disagi che la popolazione ha subito dignitosamente in questo periodo di chiusura di tutti i servizi del presidio, in quanto dedicato esclusivamente a fronteggiare l’emergenza COVID e il persistere di lunghissime liste di attesa chirurgiche, ortopediche, urologiche e/o di patologie dimenticate e trascurate durante la pandemia, ha rimodulato unilateralmente l’offerta sanitaria per i cittadini del Valdarno fiorentino, utilizzando strumentalmente le ferie programmate dei lavoratori e disponendo la non sostituzione degli operatori sanitari andati in pensioni e dei rimanenti il trasferimento coattivo in altre sedi aziendali".
I Cobas continuano e poi concludono: "Da qui la proclamazione dello stato di agitazione promosso dal nostro sindacato Cobas P.I. per il piano di rilancio presentato dall’assessore regionale e del quale ne avevamo chiesto una modifica, per le scelte aziendali della Direzione Generale della USL Toscana Centro che vanno sempre e unicamente nella direzione di falso potenziamento, riduzione dei servizi, reparti e attività dell’offerta sanitaria e in altri in provvedimenti di chiusura".
"Poiché come sindacato Cobas P.I. della USL Toscana Centro ci risulta che ancora da parte dei Sindaci del Valdarno Fiorentino non sia stato sottoscritto ancora il piano presentato dall’assessore regionale alla sanità e gli stessi Sindaci non abbiano ancora condiviso con la Direzione Generale della USL Toscana Centro il piano di chiusura estiva siamo a richiedere un incontro urgente a tutti i sindaci per un confronto di merito sulle scelte regionali e aziendali che a nostro parere non tengono al centro i reali bisogni sanitari e di salute della popolazione, la tenuta del servizio sanitario territoriale e ospedaliero pubblico, le lunghe liste di attesa e la salvaguardia dei diritti dei lavoratori".