La riorganizzazione del servizio è attiva in provincia di Arezzo, Valdarno compreso, già da due mesi. “Persi 61 posti di lavoro”, attaccano i sindacati che in maniera unitaria si oppongono anche alle decisioni del Governo per la cessione di quote di Poste Italiane. “Si perde del tutto la funzione sociale”
No alla riorganizzazione del servizio con consegna a giorni alterni, no all'ipotesi di privatizzazione ulteriore. Un fronte compatto, quello emerso dall'attivo unitario dei lavoratori di Poste Italiane della Toscana, a cui hanno aderito tutte e sei le sigle sindacali firmatarie del contratto nazionale: Slc-Cgil, Cisl-Slp, Uilposte, Failp-Cisal, Confsal, Ugl.
I fronti aperti sono due, e su entrambi i sindacati promettono battaglia. Da un lato, c'è quella riorganizzazione finita al centro delle polemiche: il Valdarno la sta già vivendo, visto che in tutta la provincia di Arezzo dal 2 maggio scorso è in vigore il nuovo sistema di consegna della corrispondenza a giorni alterni. Esteso alla provincia di Prato da fine giugno, sarà poi esportato in tutto il resto della Toscana.
Non senza criticità, però: "Con il recapito a giorni alterni in provincia di Arezzo sono stati tagliati 61 posti di lavoro, mentre a Prato saranno 41 i posti di lavoro in meno. A regime – dicono i sindacati – gli esuberi in Toscana saranno un migliaio". A questo si sommano i disagi per i cittadini, tanto che già alcuni sindaci dell'area aretina, Valdarno compreso, hanno manifestato il loro dissenso.
Dall'altro lato, l'attenzione è puntata sulle prospettive future, in vista di una ulteriore privatizzazione. "Desta forte preoccupazione – spiegano i sindacati – la decisione del Governo di cedere il controllo del 35% delle azioni di Poste a Cassa Depositi e Prestiti, insieme all’annunciata volontà di collocazione sul mercato del 30% di azioni rimaste in mano al Ministero di Economia e Finanza, smantellando di fatto un servizio pubblico rivolto ai cittadini e mettendo a rischio i lavoratori. Una mossa che farà perdere definitivamente a Poste Italiane la caratteristica di servizio sociale, che in futuro sarò costretta a rispondere solo alle logiche del profitto, con scarso interesse ai settori più deboli a cui oggi si rivolge".
I rappresentanti sindacali dei lavoratori preparano una serie di iniziative di protesta: "Faremo iniziative pubbliche per spiegare i rischi del progetto industriale di Poste Italiane che prevede privatizzazione e recapito a giorni alterni. Faremo incontri con le istituzioni, con i parlamentari toscani, con le associazioni dei consumatori, con i sindacati dei pensionati. Tutti devono sapere che la privatizzazione e il recapito a giorni alterni sono frutto di scelte industriali sbagliate. Se l'azienda non ci ascolterà siamo pronti alla mobilitazione. Valuteremo tutte le possibilità, fino allo sciopero generale".