28, Marzo, 2024

Parla la proprietaria del Boa, “Non è un rettile di contrabbando e non è stato maltrattato”

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Sulla vicenda del Boa constrictor morto nello studio veterinario e sulla denuncia per mancanza della documentazione inerente la provenienza interviene la proprietaria, una figlinese. 

“Ho acquistato il Boa 3 anni fa ad Arezzo ad una fiera che si tiene tutti gli anni. In questo periodo è stato bene: stava in una teca grande, aveva sempre cibo, acqua e un tappetino riscaldato. Negli ultimi mesi a causa degli impegni per il lavoro, per i miei due figli e altre cose non potevo più starci dietro. Vedevo che diventata sempre più grande e quindi mi faceva paura, anche per il gatto che ho in casa. Quindi ho scelto di darlo via in adozione ad una persona che mi aveva assicurato che l’avrebbe portato il giorno stesso da un allevatore di boa e rettili. Io ero più che contenta perché poteva essere seguito come doveva. Poi i carabinieri mi hanno notificato che era morto”.

“I carabinieri mi dicono che prima di portarlo dal veterinario è stato 2 o 3 giorni a casa di questa persona in una scatola di anfibi. E dopo 2 giorni è morto dal veterinario. Per ipotermia dice il veterinario. Ed è pure scritto nei verbali”.

“I documenti li avevo. Il Boa era in regola. Solo che ho perso il foglio perché vendendo la macchina l’ho dimenticato li dentro. Non era un rettile di contrabbando e non è stato maltrattato. Adesso io mi ritrovo due denunce”.

 

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