23, Dicembre, 2024

Ospedali di ‘confine’, approvata mozione in Consiglio regionale per rivederne la classificazione in base al bacino di utenza

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Una mozione presentata dalla vicepresidente del Consiglio Lucia De Robertis e sottoscritta anche da Valentina Vadi (Pd) e da Stefano Mugnai (Forza Italia): accordo trasversale, dunque, per una mozione che è pensata proprio per gli ospedali come quello del Valdarno, a cavallo fra due aree vaste

Via libera in Consiglio regionale ad una mozione sui presidi ospedalieri pensata per il caso del Santa Maria alla Gruccia, e per casi simili: ospedali di confine, che diventano poli di attrazione per pazienti di due diverse Aree vaste, come accade appunto per l'ospedale della Gruccia, situato in Asl Toscana Sud Est (Valdarno aretino) ma a cui si rivolgono anche i cittadini del Valdarno fiorentino, compresi in Asl Toscana Centro. 

Con il nuovo piano sanitario, secondo quanto stabilito nella mozione, la Regione interverrà ad integrare la disciplina relativa all'individuazione delle diverse tipologie degli ospedali, e quindi alla loro classificazione, per consentire adeguamenti e rispondere in maniera più strutturata ai bisogni dell’utenza per quelle strutture che hanno come naturale bacino di riferimento territori ricadenti su più di un’area vasta, anche sulla base del volume complessivo degli accessi.

La mozione, che aveva come prima firmataria la vicepresidente del Consiglio Lucia De Robertis, è stata sottoscritta anche dai due consiglieri regionali del Valdarno, Valentina Vadi (Partito democratico) e da Stefano Mugnai (Forza Italia): il documento fissa dunque la necessità di una integrazione alla disciplina vigente, pur nel rispetto di quanto previsto dal decreto Balduzzi.

“Con questo atto di indirizzo  –  spiega De Robertis – chiediamo alla Giunta di intervenire, col nuovo piano sanitario in fase di elaborazione, affinché si integri la disciplina della classificazione delle strutture ospedaliere, consentendo così adeguamenti organizzativi utili a migliorare la risposta alla domanda di salute da parte di quegli ospedali che, per la loro collocazione territoriale a cavallo di più aziende sanitarie e per i volumi di utenza registrati nel tempo, si caratterizzano, appunto, come poli di forte attrazione. Si tratta di casi particolari, come potrebbe essere l’ospedale di Montevarchi, per cui, nella conferma del modello organizzativo dato dalla riforma sanitaria, occorre dedicare un’attenzione specifica, alla luce degli effettivi volumi di utenza”.

Non è comunque una deroga, quella pensata per il Santa Maria alla Gruccia e per ospedali con le stesse caratteristiche: ”Non si tratta – specifica la Vicepresidente del Consiglio – di andare in deroga alle classificazioni vincolanti previste dal decreto 70 del 2015, di cui la Toscana ha già da due anni ha dato un’attuazione all’insegna della massima flessibilità consentita, ma di circoscrivere a particolari, limitate, realtà, tali per collocazione territoriale e caratteristiche dell’utenza, una disciplina differenziata per quanto concerne la tipologia di presidio, funzionale all’adozione di specifiche misure organizzative”.

“Abbiamo sempre detto che la riforma dell’organizzazione della sanità toscana sarebbe stata monitorata nella sua applicazione – conclude De Robertis – proprio per intervenire con le eventuali migliorie che  la pratica avrebbe manifestato come opportune. Questo è un caso evidente di come quell’impegno di chi ha sostenuto la riforma non fossero parole al vento. Una richiesta, la nostra, che concretizza precise istanze che in questi mesi ci sono state rappresentate nel territorio”.

 

Glenda Venturini
Glenda Venturini
Capo redattore

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