Interviene la sezione del Valdarno fiorentino del Partito comunista italiano
Sugli sviluppi della vicenda Bekaert di Figline interviene anche la sezione del Valdarno fiorentino del Partito comunista italiano.
"Giovedì scorso l'azienda ha diramato una nota per comunicare il licenziamento dei 176 lavoratori rimasti, motivandolo con la mancanza di compratori certi e la non disponibilità di ulteriori ammortizzatori. Più di due anni fa i rappresentanti della multinazionale "Bekaert", che aveva acquisito quattro anni prima lo stabilimento "Pirelli" di Figline, si presentarono in fabbrica scortati dalle forze dell'ordine per annunciare agli attoniti lavoratori che sarebbero stati licenziati tutti. Questi speculatori, insensibili a qualsiasi utilità sociale della loro attività economica, hanno chiuso lo stabilimento nel Valdarno per delocalizzare la produzione all'estero, dove il salario e i diritti dei lavoratori sono minori che in Italia".
"Il presidio davanti allo stabilimento vide per settimane la popolazione, sotto i riflettori di tutti i media nazionali, stringersi attorno ai 318 dipendenti minacciati di licenziamento. La lotta ottenne il risultato di riattivare l'istituto della cassa integrazione anche nei casi di cessata attività, smontando un pezzo di Jobs Act renziano e dando la possibilità a tutti i lavoratori italiani di percepire un reddito rimanendo assunti, mettendoli così nelle condizioni di poter lottare per la reindustrializzazione dei loro siti in casi di questo genere. È dovere del Governo nazionale e di quello regionale impedire lo smantellamento di siti produttivi fondamentali come quello di Figline (la cui chiusura impoverirebbe l'indotto e il territorio) anche con l'acquisizione totale o comunque maggioritaria della proprietà. Nel caso in questione devono essere prorogati gli ammortizzatori sociali e ritirata la procedura di licenziamento, nella prospettiva di una rapida reindustrializzazione".
"Lo Stato sta finalmente riacquisendo il controllo delle acciaierie ex Ilva di Taranto, fino al 60% del capitale azionario. Anche a Piombino dobbiamo andare nella stessa direzione! E non devono essere acquisizioni temporanee per preparare una nuova svendita a privati di aziende risanate coi soldi dei cittadini ma l'avvio di una programmazione economica del ciclo dell'acciaio, secondo l'interesse dei lavoratori e della collettività. In questo quadro può essere risolto anche il problema della ex "Bekaert" di Figline, con una nazionalizzazione della produzione dello "steel cord" che potrebbe contare su una forza lavoro ben preparata e cosciente".